natale rende tutti più buoni

A tavola.
Lui
(mentre tenta di infilarsi un pezzetto di prosciutto in bocca con tutta la manina, e occhieggiando un sorrisetto): Io sciono a verità.

Io: Tu sei cosa?
Lui: Io sciono a verità.
Io: Be’, sì, rimani in tema col cibo, bravo (non temete, certe battute non le capisce ancora).
Lui (risoluto): A verità Davide.
Io: Pensiero di pensiero, l’autoreferenzialità divina. Ottimo (non temete, questa l’ho solo pensata).
Lui (dopo qualche altro boccone di prosciutto): Io sciono simpatico.

(n.b.: lui ha due anni e quattro mesi).

tre e quattro


יִצְחָק

Appare nei momenti di sosta, in particolare,
di sonno e le tue membra, il tuo volto soprattutto
diventano un mistero.

Non conosco la nave che ti ha deposto alieno
che mi somigli e non sei me, nella casa di un vecchio
che non smette gioia e terrore.

Il verso del mondo è sconosciuto, così divieni in silenzio
ti apri, strappato tra grida sangue ruoti
e riposi ardi nel tuo fuoco.

la ferita

Com’è sceso appena sveglio questo velo
sul volto, come puoi saperlo così nuovo come sei.

Non è il furore della bestiola che mulina gambe
e braccia, la volontà cieca dell’anguilla.

Sei calmo, un’ombra ti percorre in trasparenza
(sulla volta un’incrinatura si è appena staccata).

Nello specchio il mondo trema ancora, sono molli
le colline del costato, dai tuoi palmi fili d’erba.

Ma per poco. Lentamente nel corpo cammina
la luce del giorno: le cose non sei tu

e in questa conquista, in questa perdita ti afferri.
Ti scopri e subito limiti, cose perdute intorno.

uno (è) due

uno

Per non svegliarti poso
i rumori dentro i rumori
il cigolio del letto che ti scuote
nella scia di un’automobile
passata. Un gioco di dentro
e fuori che ci descrive bene
tu parte di me, la migliore
mio cuore, io seme di te
che ti allontani in fuori.


due

Nel sonno tocchi la mia mano
come una cosa o un gioco,
così leggi col dito
l’interminabile giro dell’asola
il bordo ammirevole del bottone
dormendo colpisci col piede
la sponda, fai leva
rimbalzi.
Cerchi consolazione o un limite
che ti restituisca a te
via dall’abisso.
Ma anche il gioco, il bottone
la tua mano spinge via dal nulla
anche la mia mano
(così crescono
in sogno l’una intrecciata
nell’altra e distanti le cose).

uno (è) due

uno

Per non svegliarti poso
i rumori dentro i rumori
il cigolio del letto che ti scuote
nella scia di un’automobile
passata. Un gioco di dentro
e fuori che ci descrive bene
tu parte di me, la migliore
mio cuore, io seme di te
che ti allontani in fuori.


due

Nel sonno tocchi la mia mano
come una cosa o un gioco,
così leggi col dito
l’interminabile giro dell’asola
il bordo ammirevole del bottone
dormendo colpisci col piede
la sponda, fai leva
rimbalzi.
Cerchi consolazione o un limite
che ti restituisca a te
via dall’abisso.
Ma anche il gioco, il bottone
la tua mano spinge via dal nulla
anche la mia mano
(così crescono
in sogno l’una intrecciata
nell’altra e distanti le cose).


Guardi i monsoni rotolare nell’oblò

della lavatrice, le mollette colorate
appese ai fili o sono pesci messi a secca
a Monte Isola? L’andirivieni del mare
fa risacca tra le tende a perline della porta,
la voce della nonna che ti culla suonerà
una canzone di mondine.

Così nuovo sei che non fa nulla
se il senso è proprio o ritrovato
quasi una poesia in forma di neonato.