יִצְחָק
Appare nei momenti di sosta, in particolare,
di sonno e le tue membra, il tuo volto soprattutto
diventano un mistero.
Non conosco la nave che ti ha deposto alieno
che mi somigli e non sei me, nella casa di un vecchio
che non smette gioia e terrore.
Il verso del mondo è sconosciuto, così divieni in silenzio
ti apri, strappato tra grida sangue ruoti
e riposi ardi nel tuo fuoco.
la ferita
Com’è sceso appena sveglio questo velo
sul volto, come puoi saperlo così nuovo come sei.
Non è il furore della bestiola che mulina gambe
e braccia, la volontà cieca dell’anguilla.
Sei calmo, un’ombra ti percorre in trasparenza
(sulla volta un’incrinatura si è appena staccata).
Nello specchio il mondo trema ancora, sono molli
le colline del costato, dai tuoi palmi fili d’erba.
Ma per poco. Lentamente nel corpo cammina
la luce del giorno: le cose non sei tu
e in questa conquista, in questa perdita ti afferri.
Ti scopri e subito limiti, cose perdute intorno.