Il punto nella questione Google vs. giustizia italiana, probabilmente, non è il rischio di censura, quanto la certezza dell’incompetenza generalizzata. Censurare è un affare complicato, in rete addirittura molto complicato; ci vuole determinazione, volontà politica e coesione sociale, ampi margini di manovra e, appunto, competenza. Onestamente l’Italia mi pare poco attrezzata. Non siamo fatti per la tragedia, la nostra aspirazione è arrivare subito alla farsa.
E quindi: l’incompetenza. Di quella ne abbiamo tanta da poterla esportare. E alle volte può dare una mano là dove la mano del padrone non riesce ad arrivare.
Il pezzo di Valentini cui Repubblica si affida oggi per commentare il fatto è un buon esempio di questa “intelligenza col nemico” (si fa per dire), uno di quegli articoli pensosi e finto-problematici che, con l’aria di instillare fondamentali dubbi nella testa del lettore, mascherano la forte brezza che tira nella testa dell’articolista.
Ecco una breve sinossi.
1) Chiarito che l’informazione in rete è “immediata” (eh, la fretta di questi tempi moderni), spiegato che la sentenza scagiona Google dal reato di diffamazione – non c’è omesso controllo, reato previsto per la stampa – ma non dalla violazione della privacy, Valentini non si chiede, come farebbe un essere ragionevole ancorché disinformato, come e in quali termini l’una cosa possa procedere assieme all’altra. Nemmeno alza il telefono per domandare consiglio al collega Zambardino, come farebbe un giornalista. No. Avanza spedito come un sol’uomo e infila una dietro l’altra una serie di amenità che manco mia nonna.
2) Google non è un giornale e non va assimilato a un giornale (e fin qui).
3) Internet (ma non stavamo parlando di Google?) è tumultuosa, anarchica, libertaria e (giuro) trasgressiva (ommadonna!).
4) Eh, ma ragazzi, ci sono anche delle regole! (siete proprio simpatici coi vostri balli scatenati, come si chiama? twist? però adesso c’è da ripulire il soggiorno e mi raccomando: silenzio quando andate a letto, che poi si sveglia nonna).
5) Proprio nell’interesse di Internet (aridaje) che è libera e creativa (eh?) occorre rivendicare il principio di responsabilità (sì ma quello nessuno lo nega e soprattutto è personale, Valentini! Di chi commette il reato. Se costruisco un muro e tu scrivi scemo chi legge, non è mica colpa della Calcestruzzi Associati*).
6) La libertà mia finisce dove comincia la libertà tua (che è pur sempre una bella frase da scrivere, un po’ come l’amore non è bello se non è litigarello).
7) È così vero tutto ciò, che i vertici di Google si sono premurati di togliere il video una volta venuti a conoscenza del suo contenuto (eh, appunto. Questo non ti dice niente? Di cosa stai parlando?).
In prima pagina di Repubblica, giornale fieramente schierato contro le politiche del governo.
È un mondo meraviglioso.
update
* riguardo al reato di violazione della privacy, attendiamo le motivazioni della sentenza, anche se… Un’altra opinione qui.
altro update
in questa discussione viene formulata un’ipotesi interessante. Per far quadrare l’assoluzione dal reato di diffamazione e la condanna per violazione della privacy, può darsi che ci si riferisca non alle responsabilità tipiche di una testata giornalistica, ma alle condizioni d’uso in essere all’epoca del fatto, nelle quali Google si autoattribuiva la responsabilità del controllo dei contenuti (quindi sarebbe colpevole in rapporto alle proprie stesse condizioni d’uso, e non in quanto fornitore di servizi). Condizioni d’uso oggi del tutto cambiate, ovviamente, a seguito dell’enorme espansione del servizio. Praticamente un cavillo e una tempesta in un bicchier d’acqua. Ma se così fosse, allora le questioni “censura” sarebbero derubricate (come sospettavo qua sopra): non c’è intento censorio ma solo una questione ipertecnica riguardante il passato. Per onestà va detto che anche la questione “i fornitori non possono controllare tutto”, su cui avevo fatto un post ieri, sarebbe in realtà incongrua, per lo stesso motivo. Va da sé che la questione “quei birbantelli di internet devono accettare qualche regola”, che è il modo in cui la mette Valentini, ottiene il maggior punteggio nella classifica delle puttanate.