A proposito di questa "elegia di Silvio Berlusconi fatta da un non-berlusconiano che ha votato Berlusconi per oltre un decennio", mi è capitato di scrivere:
io (che essendo un liberale di ultra-sinistra mi ritengo piuttosto super partes e penso sinceramente che la teoria "li ha rincoglioniti con la televisione" sia una minchiata senza pari) quello che contesterei a Marco è in realtà il punto 5 dove dice: "Berlusconi ha portato avanti alcune riforme strutturali le quali, pur con le farraginosità volute e introdotte perlopiù dagli alleati, hanno un po’ svecchiato e cercato di rendere più dinamici alcuni settori chiave del Paese: lavoro, pensioni, scuola. Il tutto seguendo un’idea-guida semplice come l’uovo di Colombo: meno burocrazia, più libertà; meno dirigismo, più fiducia nella capacità della società di autoregolarsi".
Berlusconi invece, imo, ha perso proprio lì. Non contesto l’evidente ma legittimo – verso chi lo vota – portato ideologico (la "capacità di autoregolarsi" non può essere applicata "alla società" come fosse un unico corpo sociale – questa è una pura astrazione ideologica, appunto, detta anche "modo elegante per mettervelo in quel posto": se assieme non si predispongono gli strumenti di una democrazia delle opportunità e dell’accesso, non si fa che riproporre una "politica di classe" al contrario, assai poco lungimirante); contesto però il dato tecnico: le riforme fatte sono state esageratamente scadenti. Le riforme della scuola e dell’università fanno sinceramente pena, e lo dico non ideologicamente ma tecnicamente; la legge Biagi è monca e se ne accorgono ormai anche i liberal; sulle pensioni – la palla al piede del paese, che assorbe a tutt’oggi il 70% della spesa di welfare – è stato solo continuista col centrosinistra, perpetrandone gli errori, la riforma del sistema radiotelevisivo è la quintessenza dell’antiliberismo. E le riforme non fatte sono talmente tante che c’è da spaventarsi. Il risultato è quello che si vede: un taccerismo della volontà, teneramente trash e un poco straccione, fatto con materiali da rigattiere, che di fronte ai vago familismo dei democristiani (forti di un temibile 3%!) e a qualche ruspante socialfascista si scioglie sommessamente.
Probabilmente l’errore di Berlusconi – a parte non tagliare con più coraggio i ponti con la sua precedente carriera e interessi – è stato circondarsi di personale politico raffazzonato e scadente, yes man, professori di economia desiderosi di riscatto le cui precedenti sfortune accademiche forse avevano qualche ragione, sedicenti manager incapaci di gestire una merceria.
Col risultato che il partito liberale di massa oggi non ha un erede (l’uomo ha 70 anni…) non dico di alto, ma nemmeno di medio profilo, tranne… tranne un tizio lombardo che deve il suo potere a un movimento integralista comunitario cattolico e che il Berlusconi giustamente teme come la peste. E con la prospettiva che su quel 20% di voti tra qualche anno banchettino gli ex democristiani di varia risma.
***
A proposito della gioia notturna e un po’ postribolare della non troppo fotogenica dirigenza dell’Unione, che ha scatenato accuse di incontinenza e indecenza morale in molti, ad esempio qui, ho icasticamente commentato:
chi vince festeggia. Amen.
***
Ma dato che molti motivano il disgusto di cui sopra con l’argomento: "che c’è da festeggiare, abbiamo vinto per mezzo voto e il governo è debolissimo" e dato che le metafore sportive sono già andate esaurite, mi limito a riportare ciò che in sogno mi ha rivelato la Sibilla, dei cui vaneggiamenti non porto responsabilità alcuna e di cui ovviamente non mi fido nemmeno un po’. A me pare solo un ozioso esercizio di fantapolitica:
– La "grande coalizione" è poco più di una supplica degli sconfitti, e durerà lo spazio di un mattino. Altro è il discorso sul "nuovo clima": quello sarà il terreno di tutte le tattiche.
– Prodi, se il governo va in porto, sarà in sella almeno due anni (la maggioranza risicata al Senato non è tecnicamente un problema insormontabile) durante i quali nessuno ha davvero l’interesse a farlo cascare: a sinistra saranno impegnati a fare a tappe forzate il Partito democratico e la Linke, altrimenti li appendono per i piedi, e chi minaccerà di sgarrare nelle votazioni in aula, lo accoltelleranno nei sottoscala; a destra sanno che non possono tornare alle elezioni così – riperderebbero – quindi saranno molto presi a fare il Partito popolare e a trovare un posto "di prestigio" a Berlusconi (bel problemino: dipendono totalmente da lui ma non possono più rimanerci attaccati se vogliono avere un futuro).
– Nel frattempo il governo farà alcune cose "di base" su cui troverà qualche voto anche a destra – nuova legge elettorale, alcune riforme economiche urgenti, interventi per la scuola – e alcune su cui non li troverà – antitrust nei media e conflitto di interessi, giustizia, precari – e qui dovrà provare a farcela da solo. Se ce la farà a quel punto, tra un paio d’anni, sarebbe saggio tornare concordemente alle urne a metà legislatura, e le coalizioni a quel punto sarebbero guidate dai segretari dei novelli partiti maggiori – al momento attuale direi Veltroni e Formigoni, ma la Sibilla qui farfugliava quindi posso sbagliarmi. ***
Poi mi sono svegliato, ho dato i croccantini al gatto, un bacio al mio amore e mi sono messo ad aspettare il treno, regolarmente in ritardo sulla tratta Brianza-Milano. In carrozza leggo un libro piuttosto attuale che vi consiglio di cuore.