scemo chi legge

Sull’ultima pagina de Il venerdì, supplemento di Repubblica di ieri, pagina riservata alla rubrica delle lettere di Michele Serra, si legge questo interessante scambio.

Anna Finocchiaro
, presidente del gruppo PD al Senato, si lamenta di essere stata inserita, in una lettera cui Serra aveva risposto in un numero precedente, in un elenco di esponenti della sinistra che mandano i figli alle scuole private. "Per scelta, convinzione e tradizione mando le mie figlie alla scuola pubblica", precisa.

La risposta di Serra si articola in tre parti. Nella prima si scusa con Finocchiaro per aver aver avallato, pur in buona fede, una notizia falsa.
Nella seconda, spiega la genesi della notizia falsa. Nasce su Il giornale, dice, da un articolo di Antonio Signorini del 25 ottobre che pubblica una lista di personaggi di sinistra che mandano i figli alle scuole private. In quella lista è inserita anche Finocchiaro, del tutto immotivatamente (e non è la sola a quanto pare a essere stata inserita di frodo). Poi, sostiene Serra (e questo è ciò che "lo ha maggiormente colpito"), è internet ad aver centuplicato gli effetti di quell’errore: alcuni blog hanno ripreso la notizia dal Giornale e l’hanno diffusa.
Chiude Serra, come è suo costume, con la morale, che conviene riprendere per intero: "Fa davvero pensare la velocità e la totale mancanza di controllo (e di autocontrollo) con la quale le bufale galoppano in Rete. Una goccia di veleno su un foglio di carta diventa in poche ore un torrente in piena. Quanto alla verità non fa più parte del dibattito, né su carta né su video".


Ora, la difesa dei propri errori tramite attacco ai passanti ("è stato lui, signora guardia") è così imbarazzante che bisognerebbe per pietà fermarsi qui e non infierire. Ma perché avere pieta?

Dunque abbiamo: un giornalista che diffonde bufale su un quotidiano, il suo direttore che non controlla, un altro giornalista che le riprende su un settimanale (in buona fede, ci mancherebbe) e un altro direttore che parimenti non controlla. Oh, succede. Ma la questione che fa riflettere Serra è la mancanza di controllo e autocontrollo "dei lettori", che non solo hanno letto la notizia ma ne hanno parlato tra loro, così diffondendola. Me’ cojoni.
Evidentemente secondo Serra i lettori del Giornale e delle sue proprie rubriche sono talmente pochi che la diffusione delle notizie in rete diventa responsabile anche dei guai propri della loro confezione e pubblicazione precedente. Era solo una goccia d’inchiosto, via, che colpe possiamo darle? Vuoi mettere col torrente in piena? Poi i giornali li leggiamo noi, persone colte e responsabili, mica la massa di scimuniti che va nei centri commerciali e si rimbambisce con feisbuc.

Viene da chiedersi: ma questo autocontrollo o controllo che Serra pare auspicare per la rete, vale anche per gli altri sistemi di diffusione di notizie? Voglio dire, se io leggo una notizia su Repubblica e ne parlo in tram al mio amico Gino, e il signor Amilcare ci ascolta e, arrivato in ufficio, difffonde la notizia tra i suoi colleghi, tra cui la segretaria Palmira, che giunta a casa ne parla con la madre Assunta, ecco, tutta questa catena sarebbe il caso di sottoporla a un po’ di controllo, no?
Perché il fatto che una notizia si diffonda attraverso l’aria o l’elettricità non dovrebbe poi fare così differenza, conta il meccanismo, e quello pare proprio lo stesso (scopertona: la rete non è un medium come gli altri, unidirezionali, ma simula la realtà interumana; ciò che pomposamente vien detto interattivo non è che la banale esperienza di vedersi "rispondere" dal "mondo", fatto che ci accade in ogni istante parlando e persino prima, afferrando la forchetta o respirando).
Dunque, par di capire per logica che a Serra un po’ di sano controllo (scusi, autocontrollo) alle conversazioni sul tram (ops, in rete) non sembra così sbagliato. Non sarà mica una questione di quantità: poca diffusione o tanta diffusione. Se una cosa è sbagliata è sbagliata nel poco come nel tanto. O è una questione di ciò che rimane? Le cose scritte in rete rimangono, i pensieri di mamma Assunta invece… Eh, accidenti, ho idea che rimangano pure quelli. E dunque? Lobotomia?

Fa davvero pensare la velocità con cui la sinistra e la destra si somigliano, a volte.

Quanto alla "verità": forse esigerla da chi parla sul tram non è così sensato. Se pretenderla dalla rete, è evidentemente ancora materia troppo oscura per queste latitudini: istituiremo una commissione parlamentare di indagine. Ma a chi scrive su un giornale, ecco: lì pensavamo che fosse richiesto per dovere autoattribuito (si badi: nessuno ce lo ha imposto, noi giornalisti ce lo siamo assegnato da soli), insomma per deontologia, per procedura, per correttezza. Ma capisco che è senz’altro più rassicurante dare la colpa a chi legge.

11 thoughts on “scemo chi legge

  1. momo, mi è scappata… lì si vede che sono uno snob 😉

    (feisbuc, tuitter, frendfid, eppi auar, carrefour… tutte diavolerie da cui mi sento antropologicamente escluso. sono il micheleserra dei blog :)) )

  2. che segugio 🙂

    (su fb ci sono per motivi familiari, ma confesso di non averci mai capito una mazza. tw l’ha usato argano per un paio di settimane, puoi immaginarti con che risultati…)

  3. Premetto che non sono ancora su feisbuc e non ci tengo nè ci tesi mai (ma chi l’ha detto, porca pupazza? Ettore Petrolini forse?), anch’io mi vado convincendo sempre più che destra e sinistra si assomigliano e pertanto sono molto perplessa. Anche se ho ancora un credo politico, penso: non ci avranno tutti preso per i fondelli, noi e i nostri ideali?

    Scusa il commento scemo, ma sono stata dal dentista e sono ancora sotto l’effetto dell’anestesia e della fifa.

    P.S. Nel caso non fosse Ettore Petrolini, so di meritare la crocefissione in sala mensa come Fantozzi, ma si potrebbe rimandare a dopo le feste? Grazie.

  4. Sì a tutto, compresa la responsbilità dei signori giornalisti.

    Siamo ancora ai tempi di “lo ha detto la tivù” o “c’è scritto sul giornale” per avallare qualsiasi cosa?

    A scuola si inizia la terza ragionando sui limiti delle immagini e delle statistiche, ma dovrò continuare anche sui limiti grandi di stampa e televisione (e quello che riporti è un buon esempio).

    Ormai, quando inizio un ciclo nuovo, avviso che, nel corso dei tre anni, racconterò loro una palla immane, e li convincerò che è vera, e loro diranno che è vera perché “l’ha detto la prof”.

  5. Guarda che Serra in primis ha riconosciuto di aver scritto una cazzata (cosa rara), poi ha fatto una considerazione generale perfettamente valida, e cioè che in rete gira un mare di cazzate e molti se le bevono esattamente come fino a ieri si bevevano le cazzate dei giornali. Quanto alle censure che a leggere te Serra invocherebbe, informati: non lo ha MAI fatto. E leggiti i commenti: tutti, dopo la tua interpretazione, a dire più o meno che Serra è un codino (mega stronzata: leggeteveli gli autori, prima di giudicare!) E’ la miglior prova di una diffusa e acritica credulità in rete. Seguo anch’io Grillo, detesto la Finocchiaro ma cerco sempre di separare il grano dalla pula: cioè di non usare armi retoriche e di usare il mio cervello

    Stefano Moretti

  6. Moretti, senza offesa, lei legge i testi in modo piuttosto singolare. Quella di Serra non è evidentemente “una considerazione generale”, ma particolare, riferita al fatto in questione, e logicamente concatenata a ciò che la precede. Lo so anch’io che la rete è piena di stronzate (ma anche no, volendo, basta cercare) e lo stesso dicasi per la tv, i giornali, i bar, gli autobus, ecc.ecc. essendo tutti luoghi abitati più o meno dalle stesse fallibili persone. Ma che cavolo c’entra? La cosa da sottolineare è che qualcuno si è inventato di sana pianta una bufala o l’ovvietà che di fronte a una bufala ben congegnata qualcuno ci caschi? E sarà responsabilità della rete se nel paese chiunque è ormai disposto a credere a qualunque notizia o pseudonotizia che parli male dei politici?

    Nessun problema a concedere il beneficio del dubbio, ogni tanto a tutti può scappare una sciocchezza, ma dire che nel caso in questione la cosa notevole è “la velocità con cui la rete diffonde le notizie” (che pare sia uno dei suoi maggiori pregi…) è un po’ come un ladro che dicesse: “Sì, ho preso io i gioielli, ma quello lì ha esposti invetrina, io cosa dovevo fare?”. Capisci che come scusa è un po’ debolina.

    Quanto alla censura: lo so anche io che Serra non la invoca – lo leggo da vent’anni, capirai – (ho scritto “pare auspicare”, e il tono di tutto il discorso è palesemente paradossale, o servono le didascalie?): converrai però che parla di assenza di controllo e autocontrollo di internet come di un problema (credo proprio che lo stesso Serra inorridisca sapendo che simili discorsi ricordano assai da vicini quelli del ministro Maroni sulla necessità di regolamentare la rete), laddove tutto il problema nel caso specifico è, al contrario, il fatto che la presenza di controllo (per legge) e autocontrollo (per norme e statuti autonomi della categoria) nei giornali pare non servire a granché, visto quel che pubblicano. Serra non auspica nulla, ma forse per leggerezza si esprime come quelli che auspicano, eccome, e anche questa a suo modo è una notizia, perché a trarre le conclusioni da certe premesse si resta di stucco. Meglio ridiscutere le premesse, no?

    I commenti poi sono liberi, e mi pare che su nove commenti, uno solo dica qualcosa di simile a quello che tu imputi a tutti (per quel che mi riguarda, non penso che Serra sia un codino, penso però che col tempo si sia messo nella poco invidiabile posizione di dover fare la morale a tutto, anche a ciò che magari meriterebbe un approccio un po’ più informato, col risultato che spesso ciò che dice non è per nulla interessante. Non è che la propria personale onesta visione del mondo è sempre sufficiente per parlare di qualsiasi cosa, imo).

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