il posto sotto l’albero

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Mio caro,
se leggi queste righe vuol dire che il mio destino si è compiuto e che, come non ho dubitato nemmeno per un momento, tu non hai mai smesso di pensarmi. Sapevo perfettamente che quei versi scadenti e oscuri infilati in modo stravagante nel mio testamento ti avrebbero parlato più chiaramente di un annuncio pubblicitario. Chi altri poteva sapere a quale delizioso "oblio" alludessi e quale "letto d’erba" l’avesse accolto? Chi poteva sapere quale segreto fosse vivo tra noi, e ora solo nel tuo ricordo e in questa piccola scatola di metallo sepolta in un prato sotto un vecchio platano, che hai saputo trovare così a colpo sicuro? Solo tu, solo io, che proprio questo sono stata: il tuo inconfessabile segreto. Immagino lo spavento quando hai capito il significato dei versi. Mi devi perdonare, non sono stata sincera con te, ma in fondo nemmeno tu lo sei stato molto. Sai quella situazione: io so che tu sai che io so… Ecco, non è il nostro caso: io sapevo, tu no. Ho sempre saputo, da quando hai iniziato a pensarci, poi quando l’hai progettato, poi quando hai messo in atto il tuo piano. Sei così scoperto, così infantile, piccolo mio. Ti ho sempre letto dentro. Per questo ti scrivo ora, perché non pensi di essere stato troppo furbo con me. Sapevo e non ti ho fermato, ti ho lasciato fare. Perché? Mi piacerebbe dirti che avrai molto tempo per cercare la risposta, ma purtroppo non è così. Non ho voluto fermarti, ma sapevo che saresti arrivato fino a qui, così proprio qui ho deciso fosse giusto che tu pagassi per le tue azioni. Non a me, evidentemente: nel posto io cui sto ora – sottoterra, disgraziatamente, mentre questa lettera ne riemerge dopo mesi: che debole ironia… – be’, qui probabilmente non mi importa nulla né di te, né di come hai deciso di chiudere il mio troppo scandaloso capitolo e nemmeno di come io ho chiuso il tuo, molto prima che tu iniziassi ad agire. Abbiamo pochi minuti, mio caro, devo proprio dirtelo. Non trovi sia stato un pensiero squisito il mio? Gli ultimi attimi assieme, proprio nel posto in cui tutto… E ti troveranno con le mie lettere tra le mani. Come? Veleno. Fa tanto melodramma, lo so, ma alle volte occorre piegare il buon gusto alle necessità, non trovi? Non serve che scappi, l’effetto è garantito. Inizia con un leggero capogiro, poi il sudore… Proprio così, vero? Poi iniziano i crampi, e da lì in poi non c’è più nulla da fare, è una spirale che precipita nel buco nero dove tutti quanti finiremo. L’importante è che l’esposizione duri a sufficienza. Non penserai che abbia fatto le cose superficialmente? Questa lettera è già durata abbastanza perché tutto accada nel modo giusto. Il veleno è nella carta e l’assorbimento dai polpastrelli è il migliore, dicono. Addio, mio adorato.

"Il letto d’erba che il mio oblio raccolse
conserva un ricordo segreto, il posto
sotto l’albero
che ha visto il mio agosto
parlò per me, quando vita si volse."

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3 thoughts on “il posto sotto l’albero

  1. Wow, questo si che è un post drammatico! Sembra il finale di un avvincente film di inganni che finiscono solo con la morte di un personaggio.

    Però adesso ti chiedo… mi passi l’antidoto??

  2. ammesso che qualcuno l’abbia davvero mai letto, nulla ci dice che ne sia effettivamente anche morto, quindi non è affatto detto che serva un antidoto. non bisogna credere a tutto quello che si legge 😉

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