i residui

I malli di noce frantumati a terra, pestati
dai piedi dei passanti,
che esalano quell’odore vegetale
umido di carcassa verde.

Uno stronzo di cane dalla forma
così tortuosa da sembrare un tubero
esotico o una radice disseccata.

Un uomo che indossa un contorto busto ortopedico
e si impettisce mentre cammina
– c’è una donna con lui;
appoggia le mani alla struttura di metallo
che lo regge, non vuole sembrare menomato
ma lo vedi che qualcosa in lui si vergogna.

Una ragazza con il volto rifatto, le sue ossa
sono state resecate, spostate
e mentre ti parla ne riconosci la voce ma non ti spieghi
come possa uscire da quel sorriso sconosciuto.

Una fioritura di t-shirt arancioni ai giardini
gli studenti bambini in libera uscita sono ovunque
anche se un uomo di passaggio ha per caso
una maglia dello stesso colore,
forse scatenerà timor panico senza volerlo.

La temperatura è nelle medie stagionali, gradevole
per le nostre abitudini.

Oggi è un giorno qualsiasi e per quanto tu proceda
con la massima lentezza non sai proprio
come distinguere le apparizioni che contano.
Come decidere il catalogo e assegnare le prime file
proprio non lo capisci. Distribuisci i posti a casaccio?
E forse non dipende nemmeno dalla cancellata
di guglie acuminate che circonda questa bolla di mondo
come hai sempre pensato.

Cose che non puoi fare se sei morto

Soffiando, spostare una zanzara di 30-40 centimetri dal punto in cui ti sta pungendo, mentre non smetti di conversare.

Uscendo dal bar, appoggiarsi con la spalla alla porta e facendo leva sulla caviglia simulare per se stessi un passo da torero che sembra una danza dilettante.

Sedendo sul balcone coi piedi sul davanzale mentre fumi una sigaretta, togliersi le croste dal naso pensando: cosa c’è di meglio, siamo la specie dominante, superiori anche a gibboni e scimpanzé.

Un istante di pace in questa tensione terribile e bellissima dell’esordio.

pastorale

La ragazza al posto d’onore ha un eczema
al palmo della mano che non smette di tormentarla
e sul collo una macchia rosea che ricorda
la Germania prima della riunificazione

Soffochiamo educatamente e il vagone snodato
accoglie il lago dei nostri umori. Ci risveglia a un modesto
fastidio solo il vicino che voltandosi non vede
il suo dorso che colpisce la nostra mano sospesa

traversata

uno



Dalla finestra una luce soffiata lascia una macchia gialla, il confine naturale che divide in due l’enclave del gomito dal resto del braccio. L’ombra manderà gli ambasciatori, reclamerà il polso irredento. Posate le bucce di mela rosse avvizziscono sul tovagliolo, il ferro sgomita nelle molecole, si lega all’aria, precipita prosciugandosi nel letto di cellulosa. Vedi, anche la scrivania si apparecchia da sola, una tela improvvisata raccoglie nature morte, il ricciolo ripiegato che scava anfratti nel foglio e fruttifica; l’artigiano moltiplica gesti a caso e prima o poi nella vertiginosa percentuale costruirà l’oggetto esatto, insieme a infiniti mostri.



due



L’inizio è così dimesso che avviene in segreto, anzi è quasi un pensiero a ritroso, riconosciuto più tardi. Forse l’abbiamo inventato per nostalgia. L’inizio non è nulla, è il tuo corpo o una sua piega che si avvolge in una spira di muco intorno a un frammento caduto dalla coda, un automatismo interno come il battito del cuore che non decidi, nel frastuono della folla il moto del respiro che non tace. Questo è lo spazio vuoto, la fessura di nulla. Prende l’acqua leggero, l’increspatura d’onda sfiorata dalla mano. Salpa così, in un punto smemorato e lontanissimo, avvolto nella nebbia chiara, mai più esistito.



tre



Come si articola un alfabeto d’acqua, la distesa di memoria da solcare nel viaggio delle mucose al loro approdo, il riepilogo che ogni volta rifà a spirale l’orizzonte. Mi restituisci come nel suo doppio la conchiglia, specchio liquido in perigliosa traversata verso di te. Computi già nella scansione delle ossa minuziose, impilate. Caprioli sul fondo di quell’oceano sterminato.



quattro



Io che ho sempre odiato le storie mi appresto a coniugare tutti i tempi, a tessere il racconto delle dita sul bordo della coperta, il muso del cane alato che ancora esplorerà la ceramica. Dopo che ho compitato la tabella dei significanti lasciando che goccia su goccia si formasse il sottile velo di calcare, il lascito d’acqua nell’endoscheletro, il legno maestro che regge l’intravatura della fiancata e bordeggia ora al largo, nel sogno salmastro che si coagula, giovane forziere nel ventre della nave dorata.



cinque



Nessuna mappa o bussola per costeggiare il profilo di questo continente di carne, nessun compasso per tracciare rotte intorno a mostri marini, cavalcati dorsi di balene, creature che germinano come il fiore delle muffe dalla superficie della carta dove si sofferma il dito smemorato, o isole di leggenda. Eppure le ascisse e le ordinate sono decise fin nella minuzia del numero esatto, arrotolato il codice delle forme e dei colori e il suo dipanato progredire e mutare al millimetro, già al lavoro lo sciabordio dei remi che mulinellano il liquido e addensano strati su strati, cieli su cieli, la curva dello sguardo che all’infinito ripeterà questo lento veleggiare in tondo.

 

sei



Nessuno mai entrerà nelle secche perché non hanno termine né inizio: da lì puoi solo tornare. La superficie delle acque immobili svapora in bave lucenti, la mente affonda nel limo e si distilla; coaguli di immagini e sirene, viluppi d’aria densa che avvampa in spire accecate, veleni. Il miraggio svela il segreto, mostra lo specchio tortuoso delle ascendenze e delle discendenze. In trasparenza i volti si sovrappongono, i profili e le carni. Rischia di perdermi la visione di ciò che non saprai, che io non ho saputo; il tuo passo innocente e crudele, il mio che ha già calpestato. Mio padre mi raggiunge finalmente alle spalle. Tu sei al largo in acque profonde, senza nome.





Communication is boring



Otto poesie di G. Newbee tradotte da G. B. Argano con un’acuta prefazione e note ai testi dello stesso Argano.

Versione originale courtesy © B. Sergey & P. Larry



PREFAZIONE

Tre validi motivi per non farsi vedere in giro

di G. B. Argano

Come forse sanno, rendere pubbliche le proprie prove diciamo così poetiche è sempre una decisione imbarazzante cui l’autore giunge dopo ripensamenti lunghi e svariati e tortuosi tentennamenti, e questo per via di un grumo inesploso e duro di muti motivi: intanto la poesia è di natura simile alle vergogne di cui cantavano gli antichi così che mostrarla rivela una certa malcelata e spesso non riconciliata tendenza all’esibizionismo, quel languore domenicale e semideserto di giardinetti e impermeabile trattenuto a stento: fecondità del verbo e oscenità della lingua, chiasma misterico e vile di nominazione e seme.
Ma poi, va detto piatto, perché pur essendo il valore letterario un punto di indimostrabilità, il disvalore salta agli occhi!


Infine, niente partecipa di un insano desiderio di Letterario Alto e insieme di desueto come la lirica – e le due tensioni in cozzo danno luogo alla somma zero del grottesco di cui si è detto sopra, per via dell’imitazione dell’inessenziale e dei modi occasionali scambiati per sostanza, per abundantiam dell’irrilevante creduto "bello", dei formali birignao, dell’affettazione nobiliare da declamatore in mutande. La lirica, territorio da cui occorrerebbe astenersi per decreto legge!




Molti, quasi tutti quelli saggi, decidono infatti di aggirare il pericolo mortale, che costituisce da mezzo secolo almeno l’atto di morte pubblica della poesia, percorrendo la strada dell’intertesto e il tono parodico; qualcuno cerca di trarsi in salvo per via del programmatico che sia storico, epico, o moral-sardonico o anche di quella satira che non si dà a vedere dietro la maschera dei corpi disfatti o della turpitudine deliberata e fredda (e un po’ blasé, per non dire telefonata), o dell’apocalittico, o del demonico. Pochi ormai ne fanno una questione di significante (magari splendidamente). Tutti quelli che non distinguono saggezza da stupidità non si pongono nemmeno il problema e cedono all’istinto, al sentimento o all’ideologico atteggiamento che più loro conviene.



Ma veniamo allora alla strada percorsa da G. Newbee, poeta inglese degli anni ’70 poco noto al pubblico italiano, di cui si commentano oggi queste riscoperte tardive e risapute: una plaquette di otto poesie intitolata La comunicazione è una palla. Ne possiamo gustare una traduzione a fronte a nostra cura, per la quale ci dichiariamo largamente debitori ai curatori inglesi delle opere del nostro, B. Sergey e P. Larry e che vuole rimediare all’onta della pessima versione italiana degli stessi anni ’70 con cui questi testi furono già resi noti, colma di suo di astruserie, trombonismi formali e arcaismi del gusto di allora che non vogliamo qui nemmeno approfondire** ma che ne hanno depotenziato terribilmente il messaggio politico, invece così dirompente e chiaro.

La strada di Newbee (e intendiamo riferirci qui al solo livello formale, ché per i contenuti rimandiamo alle note), non è quella della carne né quella del pesce, non vi è ascesi né discesa, imitatio christi o diaboli, se non nel senso di quello che pare un minuto delirio del limite, dell’approssimazione meticolosa al modello desueto, della maniera, in cui l’originale imita la copia o addirittura copia se stesso. Con l’occhio del poi si può dire che la scelta è caduta su un percorso che non poteva che fallire, così che ci si risparmi gli sforzi inutili o di parare i colpi e nessuno si accolli il tracollo chiaro. Si dà il caso di trattenere un tono sapendo che la voce è senza fiato, fermarsi sull’orlo del precipizio quando è già pronto il precipitato, suonare l’aida col piffero sbagliato.



Dunque se nelle lettere occorre rifuggire la moderazione l’eccezione è che se ne faccia programma, così che diventi una moderazione sfrenata; poiché il suo significato è sempre e per fortuna al di là di sé. (gba)



** (Si tratta della versione dell’Arcuri, [pdf] studioso di fonti letterarie inglesi con cui l’Argano è in pluridecennale, costante e astiosa polemica)

*** 

This morning I have dreamed a dog

bit a pigeon, for badness

I do not suppose, for distraction

that bang of wings around the head

had annoyed it.  That one, sealed with lead

on the pavement ran around, then churned the phantom limb

between the grass of a ferocious green with the spout

tore some bite, bones

the impassible look and a pain

that you supposed from the gestures.

The plumed wing lay all open, near one.



Passing this morning the rose

of it fishes in flower was an error

under the scrap iron neglectful.
Ma stamattina che ho sognato? un cane

digitale! un piccione! di cattiveria

non dietrologizzo, ma di-strazione

se lo spara-ali a giro capa

l’avesse affastellato. Quand’uno sia sigillato con cavo

sul pavimentato e corre attorno, a seguire sbatte il membro

fantasma sull’erba ferace e già verde il cornuto

ne strappa una fetta, l’ossa

lo stile compassato e una pena

dacché i gestori vi hanno dietro-infilato. 

Spiumata e laica tutt’aperta l’ala, uno sta vicino. 



Passare stamattina la rosa

e i pesci in fiore, ah fu l’errore

sotto il ferro di scarto neghittoso.

(Probabile allusione politica all’attuale matrimonio radicali/socialisti, fitta di metafore oscure tratte dal regno animale e vegetale e di chiari giudizi di marca "sessuale". Newbee non pare contrario a questo matrimonio, ma alla fine adombra un enigmatico "errore". Quale? Il poeta non ha voluto dircelo. Come potesse prevedere tutto ciò negli anni ’70 è un mistero. gba)



***

It depends on the disposition of the glasses

in the handle of the shelf

from the sequence of pucked backs

of the yellows abandons to you in row

from the reliquary crystalline that conserve

the immaculate emains of the plates overlapped

in the penumbra, the zealous china

of the cups from the



and you could continue with the speaking

and dumb objects, the antisocial solitary things,

than beam in the abandonment and the hands

to use that they have decided to them

in beautiful order, hands

to you vanished of which piece of real estate

it remains the ghost of this interrupted work
Mah, dipende: la disposizione dei bicchieri

nella maniglia della mensola?

Dalla sequenza delle parti posteriori sgualcite

degli abbandoni di colori gialli nella fila,

o dalla teca cristallina che conserva le salme

immaculate delle piastre coincise

nella penumbra (la cina

zelota e vincente), dalla



e potreste continuare col parlare e gli oggetti

muti! le cose antisociali solitarie

irraggiano nell’abbandono e le mani

da usare hanno deciso

a loro modo l’Ordine Bello,

mani che a voi tacciono

di quale parte del bene immobile

rimanga il fantasma, questo lavoro interrot

(Astuto gioco verbale in stile "giallo" classico: chi ha deciso che un altro Ordine Mondiale non è possibile? Dove si nasconde il colpevole? Chi brinda di nascosto? La facciata di progresso nasconde i morti e i feriti che provoca, le rivolte di chi viene solo usato come un oggetto non sembrano essersi fermate, interrotte sul più bello. E intanto la Cina avanza… gba)



***


You adhere to the facts

the ghosts exit from your head

strain from the stoned look

go in the world, children alone

dispersed, undercover

unaware of your head-remote control



you adhere yourself to the facts

crosses the look from part to part

you bundle up yourself

within those patch emissaries

of a pacified version, broken

innocent in its scream-toy



you adhere yourself to the facts

slips, landslide, remove you from the hill

of the phrases coiled

crosses them to been astounded driven in head,

true turned upside down

as a latex-tank



you adhere yourself to the facts

but the infinite facts go up to spiral

iridescent projections

of you that they are exposed

insapute, created

given pain and dispersed in the empty-world



you adhere yourself to the facts

you withhold the open matter a torn,

bloomed moment and crosses

the earth for true

the prismatic object of your unconfined comparison
Vi aderite ai fatti

ch’i fantasmi rimuovono dal vostro sforzato capo

dallo sguardo di impietrito

vanno nel mondo, bambini assoli

dispersi, inconfessati

ignari del vostro controllo testa-a distanza



vi aderite alle traversie di fatti

lo sguardo dalla parte alla parte

impacchettate su lei l’interno

di quell’emissari di sudari d’una versione edulcorata,

smembrata non colpevole

nel relativo urla-giocattolo



vi aderite agli slittamenti di fatti,

denudati, la frana ti schioda dalla collina

delle frasi arrotolate

le attraversate allo sbalordito

guidato in testa,

inverato girato inverso a un lattice-serbatoio



voi si aderisce ai fatti

ma i fatti infiniti vanno fino alle proiezioni a spirale

di iridescenti voi che sono  

insapute esposte,

dato dolore e generato

e disperso nel vuoto-mondo



vi aderite ai fatti che ritenete

la materia aperta, strappato al momento

ed alle traversie fiorite la terra

per allineare l’oggetto del trascolorante vostro confronto sconfinato

(Come commentare un simile visionario esempio di libere associazioni senza alcun significato, quasi uno stream of consciousness ipermoderno che rivela in modo così lacerante l’insensato destino di incomunicabilità dell’uomo moderno? Il critico deve farsi da parte, umilmente… gba)



***


Your answer falls from the mouth as frosted legs

of bug; inject in the vein

and the meticulous net of the channels it transports

it until the border, to the tip of the fingers raised.

Here the surprised traveller greets it,

fair that takes a walk behind the slabs of the body.
La vostra risposta cade dalla bocca come piedini

glassati dell’insetto; iniettate in vena

e la Rete meticolosa multicanale la trasporta

fino al bordo, alla punta delle barrette alzate. 

Qui il viaggiatore sorpreso vi accoglie,

fa una passeggiata in fiera dietro le lastre del corpo.

(Il poeta impegnato non teme le nuove tecnologie. Scrittori meno accorti eticamente si fanno cascare la mascella davanti alle infinite vie della rete telematica e dei corpi virtuali, ma occorre saper cavalcare la tigre: è solo un luna park. Incredibile come Newbee potesse prevedere l’avvento di internet, molti anni prima della sua invenzione. gba)



***


From a distance of years

breaths still all my air

asthmatic me leave, without breath



the chains is between the stomach

and the sternum, of eternal matter

like one promised previous.



The memory fructifies and it is expanded;

every memory for bloom

fills up all the screen



but when the two halves are separated

become a glare, driven in a methodical

one that cannot put together.



The present tremble on the surface

of without shape, slips around to the grain

like mother-of-pearl mucus coils:



in means to the nothing self-moving

a fish wriggles and hole of a jump

the metal, then returns in the dark.
Dalla distanza degli aliti di anni

ancora tutta l’mia aria

asmatica me lasci, senza alito



le catene è fra lo stomaco

et lo sterno, della materia eterna

come una precedente promessa. 



La memoria fructifica ed è espansa; 

ogni memoria per la gemmazione

riempie in sé tutto lo schermo



ma quando le due metà sono separate

si transforma in una luce vivida, guidata

et metodica che non può ricomporsi. 



Il tremolo attuale va sulla superficie

senza di figura, slittamenti intorno al grano

come il muco arrotola la perla: 



nel mezzo al niente auto-spostato

un pesce si contorce e fora di un salto

il metallo, quindi rinvia nel buio.

(Quasi una profetica guida per i rivoluzionari di domani scritta con un linguaggio arcaicizzante, come fosse un messaggio cifrato: il peso dell’oppressione che disgrega viene da lontano, ma unire ciò che è separato condurrà a un tesoro inestimabile, lo si può già vedere nelle cose. Nessuna gabbia d’acciaio vi fermerà, dice il poeta: essa protegge il nulla. gba)



***

They believe to say the truth

the armed ghost that fills up

the reliquiary of the skull, and while the grain

the error on the language rolls

is bundled up in sticky mucus coils

and of sputum in the opal white man, extended,

and on slowly inexorable the whitish

plain it reveals its pearly slag

essence very made


Credono per dire la verità,

Armata fantasma che riempie

le teste e ne fa tombe mentre il grano

sbagliato sui rulli di lingua

è impacchettato, in su nel muco di vischiose

si arrotola e di espettorato nell’uomo bianco opalino, esteso

lentamente e su! inesorabile la pianura lattiginosa rivela

la relativa essenza, perla

di scorie strafatte

(Religione e denaro comandano il mondo, riducendolo a distesa di tombe e spazzatura. Ma sono solo zombi. Un lamento dolente, con accenti di disgusto quasi inconsolabili. gba)



***


The sufficient indication



The Andean face remains immovable

the parting is one hurt without motive.

The two girls animated from feelings

in fight. The mothers

the boys. You close the eyes.

Noise white man.

Only the things that

each one are singularly taken.

Your launch, projected body

silent.

Decided renunciation.
L’indicazione sufficiente



La faccia andina rimane immobile

la scriminatura è un ferito senza motivo. 

Le due ragazze animate dalle sensibilità

nella lotta.  Le madri

i ragazzi.  Chiudete gli occhi. 

Uomo bianco rumoreggia. 

Soltanto le cose

ognuna singolarmente va presa.

Il vostro lancio, corpo proiettato

silenzioso. 

Rinuncia decisa.

(Nel fuoco della lotta, occorre rifarsi alla saggezza dei popoli antichi distrutti dalla follia genocida dell’uomo bianco. Uomini e donne, scagliate la vostra bomba e riprendetevi tutto: il nemico cederà di schianto. Un grido di battaglia in un asciutto stile "giap" che bilancia il pessimismo del testo precedente. gba)



***


Night to the Hide Park Corner



Is the things most important

that they will go lost, in my small

unchaste the left orchid to die

of starvation on the balcony

the rashnesses from more in average

remained unsolved, exacerbate

ah the socks unpaired, pied

to follow on hailstorms

the perpetual little rain of thoughts

never thinks to you but that it would have

intentional also subleases to you, the moody

firmnesses, the indecisioni taken to majority

the hairy grub that does not satiate

the proud one maiden

(uh if the beautiful stay elsewhere

my language is died)

if us tasks that bleakness

of we trace like pot plant

under my shower does not remain.

Is not more fashionable the tail titles them?
La notte all’angolo del parco del pellame



È le cose più importanti

che andranno persi, nel mio piccolo

l’orchidea impura di sinistra al dado

di inedia sul balcone

chè gli avventati da più nella media

sono rimasto non risolti, esacerbano

ah i calzini spaiati, pezzati

per seguire sulla grandinata

la pioggia piccola perpetua dei pensieri

mai pensate a voi mai che abbia avuta l’intenzione

inoltre non subaffitta a voi,

gli stabili mutevoli, l’indecisione presa alla maggioranza

il cibo peloso che non nutre

quello fiero ma nubile

(uh se il soggiorno è bello altrove

la mia lingua è morto)

se le nostre mansioni
che segue come la pianta


sotto il mio acquazzone non rimane. 

Non è più alla moda la coda intitolata?

(Uno dei testi più enigmatici del poeta albionico, su cui molti commentatori hanno avanzato congetture. Probabilmente viene descritto il mondo delle eterne lotte intestine nella sinistra, tanto bizantine quanto incomprensibili e frustranti per l’osservatore. Ma, sembra dire alla fine Newbee, sarebbe ora di finirla. gba).

Un par de palle

Patrie lettere

furibonda rabbia piena di passione e
furibonda, furibonda rissa tra
corsa furibonda furibonda lettera un’adolescenza
furibonda, furibonda gara mortale la furibonda campagna di
furibonda dagli spasimi e dalla paura
furibonda lite furibonda lotta per
disperazione furibonda e renitente
di ansia furibonda
furibonda, voltò le spalle
o furibonda iena l’ira
furibonda
giovane furibonda cattività
la conduttrice furibonda diventò furibonda
meravigliosa e furibonda una bestia furibonda
nauseata e furibonda
una furibonda mischia
ma soprattutto
questa antologia furibonda di narrazioni scatenate
poi a seguire furibonda, ha risposto
in vescica! Colma* Tesa* Furibonda
Anche Nina Moric è furibonda

Liala torturata e isomorfa

sul metrò del mattino le signore
leggono romanzi d’amore.
I capitoli sono numerati
la pagina brulica
il dito scorre ruvido goloso
lui e lei stanno in un cantuccio tra il letto e il comodino
e il capoverso accorato
il risvolto del cappottino
del fondopagina
del fondotinta
le loro storie comuni comunissime
ah le frasi risapute
proprio come le nostre
nella tana del sedile la luce del foglio
ingiallisce scorgiamo una stanza
il dito sosta
accarezza l’idea
poi si invola all’uscita
della fermata

referrers

mi visita due volte, ad anello
alle quattro del mattino e della sera
lo leggo dalla traccia nel cervello

viene una volta sul più bello
del sonno, la seconda nella pausa
sigaretta
un’orbita perfetta e silenziosa
lo fa in un attimo e non posa
nemmeno di profumo una bavetta

Leggera rentrée o uscita ritardata

in fondo non sono scontento di ciò che sono
solo, penso mentre mani in tasca inforco la cancellata e disparisco
vorrei che questo istinto vorace di cose persone visi erbe sassi
stagioni e mattinate trovasse la sua chiave
 
ciò che diciamo aver vissuto, in fondo, non è che
lo stupore sempre nuovo d’uno sguardo
(come la balaustra davanti alla veduta
dei monti, ricordi?)
che sigilla il passato nell’eterno e lo proietta dinanzi
così che a ritroso infiliamo la via dell’oggi muta.
 
 
 
E a voi come vi va? Rientrati bene?
 

Mi
pareva che postare una cosa come questa avesse bisogno di
un’introduzione, una spiegazione, una mezza giustificazione.
Perché mica sempre uno ha le idee chiare su quello che sta
facendo. Ecco, appunto…

E così sono giunto a metà strada
dici che non contano
i bilanci, la doppia colonna
di cifre settembrine
la partita doppia delle occasioni
perdute,
forse contano gli spettri
sbiancati nel dormiveglia che ballano
sul bordo della mente
e mi visitano, e non dicono
o conta questo cuore che stasera
batte in sincrono col tuo
affannato
a scandire una parentela
dura da sciogliere
o ancora conterà alla fine
lo sguardo compiuto, il volto
terminato, la punta di matita
che inseguiamo
e ci traccia, perché un altro
dall’alto
ne osservi il disegno indecifrato?

Per gioco

Alle tue parole giro intorno
come il gatto alla sua coda,
il bambino nel girello,
alla pupilla della bella
lo sguardo che innamora,
la matita che fa spirali
sul foglietto disattento,
il topo mai lento sulla rotella,
la falange monella
sulla piaga che fa male
l’occhio nella vocale della scrittura
tua che adoro,
splendore, inatteso
nell’apatica estate
lo guardo e mi riposo