Un uomo colpito sul capo in età precoce da una verità spigolosa si comporta come se
quella verità fosse evidente a tutti. Ma dovrà ricredersi e affrontare un viaggio, al termine del quale…
segue
Un uomo colpito sul capo in età precoce da una verità spigolosa si comporta come se
quella verità fosse evidente a tutti. Ma dovrà ricredersi e affrontare un viaggio, al termine del quale…
segue
Ieri sera sopra la Milano-Meda appena fuori dal confine di Milano, dove le due carreggiate si infilano guizzanti nella distesa di capannoni industriali e centri commerciali, villette, tralicci e residui di campi coltivati che una volta si chiamava verde Brianza lasciandosi alle spalle il piombo della città, proprio lì sopra sono passati due strani uccelli. Avevano il collo lungo, la testa piccola, il corpo grassottello e ali triangolari. Però non erano anatre. Noi eravamo in auto, nella coda silenziosa, mentre fuori accennava a piovere. Andavamo a casa e io avevo comprato due bottiglie di vino.
12
un uomo ha un piccolo bar in una zona ben frequentata. Ha lo stesso viso e lo stesso modo di fare di quando aveva quattordici anni, anche se ora comincia ad avere qualche capello bianco. Quando non ci sono clienti si pianta sulla porta d’ingresso fumando una sigaretta e scuotendo il capo, e fa gli stessi pensieri idioti di allora.
13
i fiori gialli crescono come sempre nel prato. I bambini che ci giocavano girandoseli tra le dita ora sono uomini fatti.
14
un uomo molto pigro sogna la trama di uno splendido romanzo. Sveglio, se l’appunta su un foglio. Ma è troppo pigro per scriverlo davvero, così col tempo se ne dimentica. Negli anni successivi si troverà a vivere tutti i passaggi di quel romanzo nella sua esistenza. Malauguratamente, nel ruolo di un personaggio secondario.
15
17
un bambino si diverte a gettare acqua dentro un formicaio, sotto un platano vicino a casa sua. L’erba e il tronco di quell’albero gli resteranno impressi nella mente per tutta la vita, senza che lui lo nemmeno sappia. Il che rende inutile questo appunto.
18
un uomo cerca sempre di portare la pace e di non contraddire nessuno. Non contraddice il primo che attacca il secondo, non contraddice il secondo che offende il terzo, non contraddice il terzo che ingiuria il quarto. Non fa in tempo a non contraddire il quarto che, tutti assieme, lo prendono a pugni.
19
un uomo crede di amare una donna. Osserva con attenzione i sintomi: strani sogni, pensieri inaspettati, aspettative, lievi alterazioni biochimiche che agiscono sui suoi stati emotivi. Eppure quasi non la conosce. Certe cose infatti accadono solo nei libri o nei brevi racconti. Fermo sulla soglia, si chiede se precipitare gli procurerà questa volta più gioie o più ferite. In realtà crede soltanto di essere fermo, allo stesso modo in cui crede di amare: è tutto il racconto che precipita e si accartoccia come un foglio nel fuoco.
20
un bambino gioca a calcio ai giardini. Ha sette anni e sogna di diventare un grande portiere. Il nonno gli scatta una foto. Le impiegate passano veloci nei vialetti del parco rincasando. Una di loro compare nella foto, in alto a destra. Rimarrà solo un camminare confuso, e un volto dolce.
21
un ragazzo straniero sta appoggiato a un palo all’uscita di un bar. Osserva un gruppo di ragazzi in crocchio che scherzano a pochi metri da lui. Una parte di lui vorrebbe essere tra di loro ma un’altra vorrebbe dimenticarsi che esistono, e di esistere. Perso in questi pensieri, si è scordato del suo compito.
22
un bambino pensa spesso al futuro e si immagina che ne sarà di lui da vecchio. Ci pensa continuamente anche se non si accorge di farlo, è come un sottofondo o una musica che si porta sempre dietro mentre pensa ad altro. Si chiede chi deve diventare e cosa accadrà e come saranno le cose a quel punto. Si immagina anziano mentre osserva la sua vita a ritroso. È qui che guarda là che riguarda qui, in uno specchio rovesciato. Come se volesse piegare il tempo in un anello ritorto: questo.
23
una persona conduce una doppia vita. Di giorno è un brillante e colto uomo di mondo, abile seduttore, viaggiatore, parlatore sagace e viveur di classe. Ma di notte all’insaputa di tutti, davanti alla televisione diventa un impiegato di concetto anonimo e ordinario, sfoga i suoi bassi istinti in vizi segreti e perversioni casalinghe, coltiva passioni e odi nascosti, inconfessati e si stordisce in degradanti paradisi artificiali. Un vero criminale.
24
un barista di cinquant’anni, scapolo, che lavora in un fast food del centro, si ammala di cancro al polmone. Continua a lavorare, anche se il suo aspetto è ogni giorno più smagrito. Alla sera torna al suo appartamento, dove si cucina qualcosa. Sembra un’ombra. Dopo la sua morte, un barbone che frequenta quel fast food chiede a una giovane barista dove sia finito quell’uomo. "Lui aveva quella sua malattia" dice lei. "L’avevo visto che era magro per la sua età" dice lui. Discutono di quanti anni avesse effettivamente.
25
un uomo rimasto solo decide che è ora di smetterla con i rimpianti. Chiama la ditta di traslochi e fa portare via il letto matrimoniale e tutti quei mobili pieni di ricordi. Questa notte dormirà nella stanza accanto, su un altro letto, singolo. Al mattino si sveglia strano, e con un terribile torcicollo.
26
un uomo viaggia in metropolitana seduto in fianco a una ragazza dai capelli lunghi e rossi, assorta nella lettura di un libro. Guardandone distrattamente le pagine si rende conto che il protagonista del libro è un uomo con il suo stesso nome. Incuriosito continua a leggere senza dare nell’occhio: il libro parla effettivamente di lui e sembra descrivere esattamente tutta la sua storia: in quella pagina, quasi alla fine della lunghezza complessiva del volume, si racconta di come sia seduto in metropolitana vicino a una ragazza assorta nella lettura. La ragazza chiude il libro e fa per alzarsi. Lui vede il titolo sulla copertina: Una vita. Prima che possa scuotersi dallo stupore e rivolgerle la parola, il treno giunge alla stazione, lei si alza, scende, le porte si richiudono. Alla fermata successiva l’uomo si precipita fuori sconvolto, sale le scale e corre in una libreria, chiede del libro, lo compra, paga in tutta fretta e mentre esce lo sfoglia avidamente. Vi si narra la storia di una ragazza dai capelli lunghi e rossi.
27
un uomo solitamente trasandato decide di pulire finalmente la sua casa. Dedica un giorno intero a lavare e spolverare ogni cosa. Compiuta l’opera, è stanco e va a dormire. Il giorno dopo va al lavoro come sempre. A sera rientra nella sua casa pulita, si siede sulla sua sedia pulita, e osserva a lungo la stanza pulita. Non accende nemmeno il televisore pulito. Ogni cosa se ne sta immobile. Silenziosa e pulita. Pensa a come portare quest’ordine impossibile dentro di sé, ma non sa da dove partire. Non c’è un detersivo adeguato.
28
una donna esce per la pausa pranzo e va al parco. Si siede su una panchina, infila l’auricolare del microtelefono nell’orecchio, compone un numero a caso e inizia a inveire nervosamente. Caduta la linea, compone un altro numero a caso e ripete l’operazione. Fa così tutti i giorni per mesi, per anni. Finita l’ora di pausa, ogni volta, si alza e torna in ufficio. Un giorno le risponde un uomo dicendo: "Io mi ricordo di lei, mi ha già chiamato qualche anno fa". La donna tronca la comunicazione, resta in silenzio per qualche istante, fissando il vuoto. Poi si alza e tornando in ufficio getta il telefono in un cestino.
29
«
Metabolismo come arte: è questo il titolo della retrospettiva permanente che lo Spazio Trans-N-azionale, nella centralissima via Capezzone a Roma, dedica alla vita e all’opera di Giacinto Detto Marco Pannella. E titolo non poteva essere più appropriato per questo artista nativo di Teramo, longevo, misconosciuto e controverso, la cui opera complessa e in molti sensi debordante viene finalmente riscoperta e resa fruibile al grande pubblico, dopo anni di oblio dovuto anche, dobbiamo dirlo, all’ostracismo del mercato dell’arte.
Fotografie, testi, registrazioni, materiale video guidano lo spettatore dentro un corpus davvero sterminato: dai primi lavori ancora figurativi in cui Giacinto Detto Marco allenava il suo linguaggio e che gli diedero un’effimera e rimpianta notorietà (Divorzio Italiano, del 1974), alla lunga serie di performance di Invisible Body Art (l’interminabile sequenza di pannelli Solo un cappuccino), in cui il corpo stesso dell’artista viene trasmutato in opera d’arte.
Ma tale operazione non avviene attraverso interventi ancora estrinseci ed esteriori, come in molta arte invero superficiale che ha fatto tuttavia la fortuna – e la moda – di quel genere, bensì molto più in profondità, fin nelle pieghe del metabolismo, che viene sospeso e modificato impercettibilmente e infinitamente. Va detto però che, forse, è per il suo lavoro di Visual Poetry, e ancor più per i momenti artistici che vanno sotto il nome di Labirintic Language, ricerca arditissima che continua ancora oggi, che Detto Marco verrà ricordato. Nell’allestimento allo Spazio Capezzone, giganteschi pannelli che riportano a caratteri minuti gli steminati testi delle sue perfomance, e lunghissime sequenze video testimoniano questa fase della sua opera.
È la chiave del suo lavoro attuale: torsione e svuotamento del linguaggio dall’interno, costruzioni asintattiche e spesso asemantiche, uso figurativo e quasi “prensile” della parola, quella tipica logorrea a scatola cinese che è la cifra stilistica delle sue composizioni, spesso improvvisate in piccoli circoli di amatori o in trasmissioni radio semiclandestine e fortunosamente ritrovate e oggi esposte: un virtuosismo istrionico che non è mai fine a se stesso, ma finisce per mostrare, come in un rincorrersi infinito di specchi, il destino di insensatezza della contemporaneità. Si dovrebbe dire molto di più. Andatela a vedere: è una mostra che vi consigliamo di cuore.
(Un consiglio: fate attenzione al banchetto allestito subito prima dell’ingresso, cercheranno di farvi firmare dei fogli per una sedicente nobile causa. La Direzione ha garantito trattarsi di abusivi che nulla hanno a che vedere con la mostra su Detto Marco).
»
per gentile concessione © Rowohlt, Stuttgart,
tratto dal volume: B.G. Argano, B.G. Argano vi spiega l’arte concettuale, Rowohlt, Stuttgart, 2005
Immagini
1. Detto Marco Pannella, Passa il joint, performance itinerante, Italia, 1975
2. Detto Marco Pannella, Solo un cappuccino # 1743, foto della performance al Circolo Medici Internisti Liberali di Anagni, Frosinone, Italia, 1983.
3. Detto Marco Pannella, Divorzio italiano, tecnica mista, collezione privata, 1974
4. Detto Marco Pannella, Labirintic Language # 186, olio su tela, cm 25×25, Museo dell’Appennino, Teramo, Italia, 2005.
«
La moda degli artisti collettivi e della creazione anonima come gesto sovversivo non è nuova, ma quella che vi presentiamo non è una moda: è una delle operazioni più originali e innovative, e insieme più complesse, che il circuito dell’arte abbia visto da molto tempo.
Stiamo parlando di quel singolare e inafferrabile fenomeno che va sotto il nome di Urbano Vigile. Li avrete senz’altro visti nelle strade delle vostre città, ed è stupefacente sia il loro numero sia la loro incredibile capacità di essere perfettamente sincronici. Uno solo non vi dirà nulla, al massimo vi chiederete: che ci fa quel tipo col buffo vestito in un angolo di strada? E passerete oltre.
Perché questa è la cifra dell’operazione: complessità e invisibilità. Come uno sterminato ipertesto vivente, Urbano Vigile gira per le strade, per tutte le strade, e sembra farsi i fatti suoi. Ma non è così. A un certo punto alzerà le braccia, suonerà dentro un curioso fischietto, passerà di fronte al traffico impazzito fermandolo con un solo gesto inaudito causando una sospensione, una bolla di non-tempo nel fluire isterico del continuum apparentemente lineare. Ma soprattutto, lo farà in infiniti punti contemporaneamente.
Complessità: le teorie di Morin, le intuizioni di Maturana e Varela sulla biologia del vivente, le ricerche di Vinograd sulle strutture reticolari, la teoria del caos, tutto messo all’opera nell’istante, nello spazio e nel tempo. Invisibilità: che dire di un’opera che, letteralmente, non può essere vista? Dovreste essere ovunque, ubiqui, per poterla cogliere. C’è tutto l’esoterico insegnamento della post-ermeneutica contemporanea dietro questa apparente semplicità, ma anche un messaggio politico che per paradosso è impossibile non cogliere. E infine: Trasformazione. Lo spazio del movimento umano diventa una materiale plastico, una sterminata macchina ambientale che si modula, si piega e si distende dietro i gesti, quasi una danza infinitamente disseminata, di Urbano Vigile. Esperienza materiale e ascetica al tempo stesso, potenziale di mutazione dal basso, Urbano Vigile parla ad ognuno di noi. E sembra chiederci, nel silenzio sospeso di una mano sollevata: dove credi di andare?
»
Per gentile concessione © Rowohlt, Stuttgart;
tratto dal volume: B.G. Argano, B.G. Argano vi spiega l’arte concettuale, Rowohlt, Stuttgart, 2005.
Foto Archivio EIAR.
(soggetto per racconto pseudofilosofico da scrivere in prima persona ma con tono estremamente distaccato, come nella letteratura seria. Qui giustamente, consapevoli dei propri limiti, se ne dà solo lo schema)
bestiario – alta cultura
Apri un sito e guadagna con Altervista - Disclaimer - Segnala abuso