poesia incivile


1. matrie lettere

Cercavo una buona causa
ma i versi del babbuino
non servono in guerra
né si poteva sventolare il foglio
in segno di pace
per quanto lavato più bianco
o come corsetto antifucilazione

così non avendo i bambini soldato
mi sono rifatto sul precariato
scusate non è molto
siamo un paese sovrasviluppato

al male però non c’è rimedio
soprattutto al mio
portafoglio
non mi resta che affidarmi a
Ma
nitù.

2.  la musa

la musa è parsimoniosa
o forse inappetente visti i risultati
dicono che l’irrilevanza sia un problema imbarazzante
che un’immagine vista da un treno non sia
un’immagine vista da un treno
che la pagina debba contenerne di cose
fino a scoppiare e il botto allora si sentirà
anche in cina, o in copertina, sembra
che dobbiamo credere alle favole
cocciutamente (io mi adeguerei ma quali?)
che l’io vada esiliato (come non fosse
un lusso averne uno)
o almeno gonfiato a rospo
a simulare un tesissimo nosotros
– l’esso non è in vista
nemmeno come benzinaio –
che questo vuoto a specchio
sia il ritratto della futilità e
su questo, lettore, concordo.

3. la toppa e il buco

4. autopticon

cosa c’è dopo il nulla
quando la lima col suo lavoro certosino
ha ridotto la punta a un punto
ha espunto, scartato, indirizzato altrove
piallato ogni rilievo
sfrondato a colpi d’ascia
netti l’agave bonsai sul terrazzino
i lividi del mio linguaggio
fanno l’autopsia al mio mondo.

7 thoughts on “poesia incivile

  1. Giorgio caro. Ma non lo sai che il minimalismo letterario ha sempre avuto un successo rallentato (o al rallentatore) e che non è mai cerimonioso?

    Sii contento dell’apparente irrilevante, del vuoto ben delineato: il pieno dal benzinaio diventa poesia solo se chi lo fa non ha patente.

    Le muse non esistono, esistono solo i rimproveri (per lo più indifferenti) di chi vende prosa al mercato (camuffato da politeama).

    Sperando che i lividi non siano la fioritura del livore.

    isntitapity

  2. isn, solo per rassicurati che non c’è alcun livore, né rivendicazione. mi sto solo divertendo a fare un po’ di pernacchie nemmeno tanto cifrate (sarà la paternità). sono solo piccole satire, credo.

    il pieno e il vuoto poi sono una questione di autofagia letteraria in cui mi muovo a tentativi, come forse si desume da 3 e 4

  3. Lo so che il livore non c’è, lo stupore spero, sì.

    Mi accorgo che commento solo l’estratto e non manifesto mai apprezzamento per quello che scrivi e come lo scrivi. Probabilmente il piacere non si commenta.

    isnt

  4. ero anche tentato di intrettenermi sulla musa in quanto modello di automobile ma ho pensato che vende troppo poco.

    (porello, esiliarlo! già è convinto di esistere, lascialo almeno giocare al poeta)

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