La poesia non la legge nessuno
da che mondo èccetera, i poeti medesimi
magari e le signore, ma l’oblio
è un gran vantaggio perché alla quarta riga l’estensore
nel fuggi fuggi generale
potrebbe osare private confidenze indiscrete
inconsuete almeno, inascoltate, alla settima riga
puntare all’impudico o al dileggio ma dissumulando
per non attirare l’occhio già assonnato sulla nona:
eccolo inveire su governo opposizione
e sulla nazione tutta, compreso chi legge, all’undecima poi
quando il gregge è dileguato
(resistono esteti a malpartito
e maratoneti) può sbraitare contro vescovi
santi papi eroi e navigatori
alla sedicesima, ci siete tu e lui,
tocca al padreterno al padrepio e a tutti i pippibaudi
alla diciotto poverino è solo, ripensa ai maestri, professori, bidelli e tutori
dell’ordine o scrittori di eroici furori
e senza pudori – poiché a venti è cifra tonda –
ragliando li manda tutti a quel paese per non parlare di amori
antichi con la muffa, albe tramonti tutta la poetica
opera buffa in disuso ecchi più ne ha ne ha
e infine chiuso l’arco delle ventiquattro
si sfancula da sé vivaddio!
e già che ci siamo ci vado pure io
voi restate in pace la messa qui è finita
se diovuole si tace! La poesia la poesia non la legge nessuno
infatti è noiosa non come le melisse
melasse o i re dell’orrore candito che ammanniscono
storielle di sedicimila fogli avvincenti
come l’edera, a buon rendere tuttavia.
da che mondo èccetera, i poeti medesimi
magari e le signore, ma l’oblio
è un gran vantaggio perché alla quarta riga l’estensore
nel fuggi fuggi generale
potrebbe osare private confidenze indiscrete
inconsuete almeno, inascoltate, alla settima riga
puntare all’impudico o al dileggio ma dissumulando
per non attirare l’occhio già assonnato sulla nona:
eccolo inveire su governo opposizione
e sulla nazione tutta, compreso chi legge, all’undecima poi
quando il gregge è dileguato
(resistono esteti a malpartito
e maratoneti) può sbraitare contro vescovi
santi papi eroi e navigatori
alla sedicesima, ci siete tu e lui,
tocca al padreterno al padrepio e a tutti i pippibaudi
alla diciotto poverino è solo, ripensa ai maestri, professori, bidelli e tutori
dell’ordine o scrittori di eroici furori
e senza pudori – poiché a venti è cifra tonda –
ragliando li manda tutti a quel paese per non parlare di amori
antichi con la muffa, albe tramonti tutta la poetica
opera buffa in disuso ecchi più ne ha ne ha
e infine chiuso l’arco delle ventiquattro
si sfancula da sé vivaddio!
e già che ci siamo ci vado pure io
voi restate in pace la messa qui è finita
se diovuole si tace! La poesia la poesia non la legge nessuno
infatti è noiosa non come le melisse
melasse o i re dell’orrore candito che ammanniscono
storielle di sedicimila fogli avvincenti
come l’edera, a buon rendere tuttavia.
chi ode il lamento del poeta
che scioglie le vele alla peota
e qui beandosi del calembour beota
apprezza, s’accommiata, infine peta
utimamente lei peta spesso.
problemi con l’analista?
nel delibare collezioni intere
di versi, si commuove lo sfintere
e nel conato di simulare l’arte
“the Fart” impulsivamente si diparte.
p.ujol(ge)
Infatti non l’abbiamo letta.
il pubblico della poesia, come si sa, sono i poeti (cfr Belardinelli-Cordelli, i ’70 e dintorni)
stammi bene, sempre tua
oddio lapostrofo.
sempre tua
la poesia è come la legge: tutti l’invocano ma nessuno la regge
molto bella ^__^