reti sociali

hai presente quelli che, in momenti di ilarità un po’ sopra le righe o mediamente alcolici, una ilarità che magari cresce sopra uno sfondo di formalità e limitata confidenza e quindi si presenta un po’ eccessiva e forzata o al contrario è ormai una concrezione di copioni e ruoli assegnati da tempo immemorabile nel gruppo di cosiddetti amici, quelli che, in queste situazioni di chiacchiere sovrapposte e apparentemente confuse e senza ordine, ma le cui parti sono invece rigidamente stabilite dalla natura e dalle circostanze nel loro reciproco e istantaneo compenetrarsi, hai presente quelli che, dicevo, in queste occasioni hanno la capacità di sbagliare sistematicamente il tempo nel dire la loro battuta, una battuta peraltro perfettamente insignificante che sarebbe passata quasi inosservata così che, a causa dell’errore, gli effetti della loro uscita sono nulli come se avessero mosso la bocca fingendo solo di parlare e quindi, quasi sporgendosi dal cerchio immaginario delle chiacchiere, la ripetono quattro, cinque volte in sequenza con tono sempre più sostenuto e affannato e un’espressione sul viso di divertimento sempre più convinta e incongrua ogni volta riuscendo a dirla, la loro battuta, proprio mentre qualcun altro ne sta dicendo una più divertente che cattura l’attenzione di tutti così che al quinto tentativo il loro corpo è ormai tutto un sussultare in preda a scossoni di ilarità smodata e violenta e a quel punto finalmente esplodono la battuta in una specie di urlo o rutto, un boato, esattamente nella frazione infinitesimale di silenzio assoluto che si crea a volte nelle conversazioni spasmodiche e concitate, quella fessura di vuoto feroce, provocando di colpo, nel suo squillare furioso dentro quel vuoto, un gelo che dura per tutta la frazione di silenzio successiva nella quale l’eco di quella insignificante battuta continua a rimbalzare intorno come una palla da golf sparata a 200 all’ora dentro una stanza dalle pareti di metallo finché qualcuno, per inerzia precedente o perché l’insostenibilità di tutta la situazione sta diventando assurda, cambia di colpo argomento con una sterzata giudicata universalmente spiritosa e di grande sollievo che di nuovo resuscita un gran divertimento di tutti compreso lo stesso battutista fuori tempo, il cui viso è ormai una maschera di gioia compulsiva e pietrificata, che solo nell’improvviso e infuocato rossore delle orecchie rivela il segno di una vergogna di antichissima data ormai del tutto rappresa in una crosta irremovibile, che nessuna consapevolezza potrà mai scalfire pena il crollo repentino e totale di tutta l’impalcatura della personalità e la sua subitanea liquefazione di fronte a tutti i presenti, come fosse uno scroscio lento e orrendo, svolto al rallentatore, un colare inguardabile di salma liquida, disciolta, che ora si spanderebbe non vista ai piedi dei presenti incuranti come residuo denso e lento, lasciando solitaria ad oscillare in alto la torre svuotata del corpo come simulacro a grandezza naturale esposto agli elementi e alle circostanze, involucro senza protezione, procedere cieco, golem.

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