perché in italia i vecchi non se ne vanno mai?

Siccome leggo su un blog letterario degno di nota che il successo decennale di Berlusconi si dovrebbe al cinismo italiano inteso come dato antropologico (che è un po’ come dire che i mutamenti climatici dipendono dalla carenza di mezze stagioni), mi sento in diritto anch’io di lasciarmi andare a una vena di vacuo sociologismo alberoniano su un quesito non da poco.
Aprirei allora una discussione sulla storia generazionale di questo paese (e subito la chiudo)

Dunque, il problema forse sono i 70-80enni, la generazione del ’20-’30, che da giovane ha fatto il dopoguerra, ha costruito sulle macerie, ha importato la democrazia e il boom economico, ha comprato frigoriferi, auto fiat ed enciclopedie a rate, alcuni sacrificandosi per i figli, in fabbrica o in ufficio sotto una disciplina d’antan e con l’hobby alla domenica, altri maneggiando e scoprendo la bella vita, chi rubacchiando, chi inventandosi eccellenze (il design, la moda, il cinema…), chi devastando il paese di cemento e così via; la generazione che per prima ha mandato i figli all’università di massa e oggi per lo più si ritira, a volte recitando ancora la parte del vecchio leone (Prodi e Berlusconi sono ancora meglio di tutti i più giovani, infatti stanno lì).

Ma va detto che il problema probabilmente sono anche i 50-60enni, la generazione del ’40-’50 che, spinta all’università a inseguire un sogno altrui, o in fabbrica al nord per conquistarsi una fetta di bengodi dal nulla del paesiello, ha trovato un paese profondamente ingiusto e diviso che male s’accordava con quel sogno alfabetizzato e l’ha contestato per un decennio, qualcosa ottenendo e qualcosa no, di fatto rivoltandolo come un guanto, spesso sbagliando e pagando caro, in generale troppa impegnata nell’azione per essere seria e profonda e lasciare tracce degne di nota.
(E sarà un caso, lo dico en passant, che negli anni ’70 i giovani appena un po’ in gamba e brillanti e interessati alla politica finivano nei movimenti, standosene bene alla larga dai partiti dove rimanevano quelli un po’ scemi, tonti e grigi? Qualcuno si ricorda le vignette satiriche sul D’Alema 20enne segretario della Fgci? Ed è un caso che oggi i primi sono tutti a capo di giornali e tv, e manco si sognano di costituire un’alternativa ai secondi loro bolsi coetanei formati alla scuola di partito?)

Ma forse, per finirla del tutto all’altezza dell’intelligenza sopraffina della domanda, il problema sono anche i 30-40enni, la generazione del ’60-’70, anche se si dovrebbe prima di tutto andarla a cercare tra quelli che non se ne stanno ancora a casa da mammà o intenti a campare sulla rendita pensionistica dei settantenni. Questi che magari hanno annusato da bambini una rivolta senza viverla e quindi l’hanno fantasticata, ingigantita infantilmente come un mito da replicare ad libitum, oppure e nemmeno al contrario hanno protratto per sempre una mentalità rassegnata al "già accaduto"; questi che vivono di supereroi da fumetti e ricordini carini della tv in bianco e nero, di pigrizia da telecomando, di eccesso di consapevolezza, di rivoluzioni irreali, oniriche o splatter che accadono tutte nella loro testolina, di ironica autoindulgenza, tutte cose buone per scrivere vibranti romanzi insulsi o qualche fragile poesiola che poi ci si scambia ai giardinetti con gli amichetti come si faceva con le figu, ma incapaci persino di darsi da fare e muovere un po’ il culo per avere una meno iniqua distribuzione del futuro, che assieme ai minimi contributivi per i lavori flessibili gli è stato senza troppa fatica sfilato da sotto il naso. (Ah, Parigi…).
E che sperano adesso di saltar su autoconvocandosi, come a dire ora tocca a me, a prescindere. Ma de che?
My generation.

Insomma, dai, è un po’ colpa di tutti, no?

(invece a nessuno viene in mente che sia molto semplicemente una questione di regolamenti e leggi, che non ci vuole un genio né un mutamento antropologico a cambiare. Se decidi che il welfare è familistico e assicurativo, chi è giovane e single – e donna – lo prende in quel posto. Se decidi che i concorsi si fanno in un certo modo, chi non si attacca al barone cambia carriera. Se decidi che certe nomine le fa la tal commissione organizzata così e cosà, il talento sarà mortificato a favore dell’appartenenza. Se decidi che spendi i soldi in didattica, i ricercatori vanno all’estero. E così via così. È tanto strano? Senza contare che si può essere mediocri e leccaculo anche a 20 anni – anzi, se non si comincia presto mica lo si impara un mestiere).

20 thoughts on “perché in italia i vecchi non se ne vanno mai?

  1. Chi è che dovrebbe decidere tutti quei “se decidi”? Un Tu generico, mi pare. Eccedente la consapevolezza. Più indulgente che autoironico oppure più ironico che autoindulgente? Vallo a sapè

  2. “e che sperano di saltar su …”

    Sarei uno di quelli, Francesco Soro per la precisione. Non mi conosci, non sai chi sono, non hai mai parlato con me, non sai qual è il mio impegno politico e, temo, nemmeno mai letto i post sull’argomento (che vanno avanti da molto più tempo di quanto pensi).

    Epperò hai la fortuna di poter dare giudizi così certi senza il rischio di sbagliare.

    Se è in vendita su internet, mandami l’indirizzo della tua infallibile sfera di cristallo, che mi precipito ad acquistarla.

  3. curioso che si risponda piccati a un post che è per lo più autobiografico.

    E che tra l’altro è costruito in modo che la seconda parte smentisce la prima. Sarà fretta nella lettura o un po’ di coda di paglia?

    @ Lorenzo, il blog non è il tuo.

    @ Francesco, in effetti non ti conosco. Interessante che tu pensi stessi parlando di te.

    @ Caterina, il “tu” è semplicemente il parlamento, o il paese, vallo a sapé

    buon 25 aprile a tutti

    b.georg

  4. essì, lo so: con il comm precedente c’ho fatto una vera figuraccia. succede quando ci si lascia andare, seguendo una specie di rincoglionimento tutto proprio: me ne scuso, acciocchè l’onda dell’infanta non diventi onta (seppure…) e adesso, scusa, ti cito “Ed è un caso che oggi i primi sono tutti a capo di giornali e tv, e manco si sognano di costituire un’alternativa ai secondi loro bolsi coetanei formati alla scuola di partito?” ehmm, non proprio tutti. Quelli che enumeri come primi hanno fatto bei patti con i secondi, tesorino (non sono sarcastica, ti GIURO, mi piaci davvero, però -nonostante tutto- ancora speri nelle non appartenenze come approdo laico -permettimi: ma ‘ndove?) una minuscola

  5. Prima di tutto: buon 25 aprile, certamente. Il che, a proposito di questo post, per me significa lasciare che i vecchi stiano a casa e se ne vadano finalmente a giocare a bocce che se lo meritano, e prendere la parola noi.

    E adesso: appunto a noi, b.g.

    Ti sorprendi del tono piccato? Ti dico cosa ha infastidito me (che poi sono ben una qualunque e che non conta un picchio ma il blog non è appunto per la gente che non conta un picchio?) E’ l’atteggiamento che si legge fra le righe e anche nelle righe, b.g. Un discorso che fa così: sto dicendo una cazzata, una come ne dicono tutti, ma io sono più bravo degli altri perchè SO di dire una cazzata. Così facendo squalifichi le tue osservazioni (che invece sono largamente condivisibili – ma, si sa, siamo tutti cazzoni -), sbarri – certo, non formalmente o di fatto ma relazionalmente – la possibilità di commentarle, integrarle, prenderle in considerazione (e che? vogliamo farci vedere così cazzoni?), e perchè? Allo scopo di usarle come un’arma svalutante nei confronti degli altri. Così sembra, così suona. Post autobiografico, dici? Beh, credo ben che tu le sappia queste cose perchè c’ero e me lo ricordo bene quando giocavi a fare il Liderillo 🙂 Ma un conto è la simpatica commedia, un conto è fare un discorso serio (per chiuderlo subito? E perché? Per andarsi a scambiare le figu? Una cosa scema vale l’altra?)

    Ora: alla mia domanda hai risposto genericamente e distrattamente. O sto zitta o ti replico. Potrei stare al tuo gioco svalutante (che è quello di tanti de-sinistra) in entrambi i casi, anche replicando, quindi, se dicessi vuotamente che il parlamento e il paese siamo noi. Resta il fatto (a me sembra un fatto) che fra la descrizione sociologica di 3/4 post e le prospettive decisionali dell’ultimo 1/4 ci hai volutamente messo di mezzo l’oceano – e forse l’iperuranio. Allora io mi incazzo perché sei un tipo alquanto stimabile – e io ti stimo -, in più leggo che hai pure votato come me, nei fatti e nelle intenzioni. E mi vien da fare la Nannamoretta e strillare: Con gente così perderemo per altri 15 anni! Io sto fra la your generation che si pretende disincantata (ed è invece, come scrivi anche tu, più incantata e paralizzata dentro uno specchio di altre) e quella degli stronzi e dei bolsi, anzi pencolo ormai più fra questi. Certo, ognuno di noi condivide i vezzi e i vizi della propria generazione e quanto a cambiare il mondo, menare le bacchette magiche di Harry Potter e prendere la parola a prescindere, la penso come te ma, intanto, scendere dal piedistallo è già un bell’esercizio per muovere il culo. Sia detto con affetto.

  6. No, non mi posso accontentare delle disamine sinora esposte.

    Si analizzano le vite, le scelte e comportamenti di pochi, di quelle elite che organizzano e decidono la vita dei molti.

    Ma gli esclusi (autoesclusi, più spesso), che sono la maggioranza, non sono responsabilizzati, le loro non scelte trascurate, la loro passività sottovalutata.

    Vero è che da sempre le oligarchie hanno vita facile, che l’ignoranza, la non partecipazione, l’analfabetismo delle coscienze è lo scopo-alimento del potere che produce il gregge; ma sono stanca di individuare il punto della situazione, la ragione dei perchè, negli attori tralasciando i meriti-demeriti delle comparse, perchè, poverine, non hanno mai colpe.

  7. non so com’è dal tuo punto di vista, ma dal mio quelli scemi e un po’ tonti degli anni Settanta finivano nei movimenti, non nei partiti

    (mio cuggino, per esempio, tanto movimentista, e tanto mona, da farsi una colonnina brigatista di serie bì – che dico, bì: cì – e poi farsi quattro anni di galera. è la spiegazione – imho, of course – del perché uno sostanzialmente ciula come Sofri vecchio abbia fatta tanta strada. nei movimenti non c’era concorrenza)

  8. @ caterina, imo ti incazzi col cattivo. Come quelli che a napoli un tempo aspettavano fuori dal teatro che uscisse l’attore che faceva il cattivo per menarlo. Tanto che quello sapendolo aveva sempre i suoi trucchi per uscire non visto e non farci notte ogni volta.

    Quando si recita la commedia si trova materiali nella propria memoria, e in padri o fratelli, in conoscenti conosciuti . Ma la commedia non è il “vero” (men che meno è il “falso”): è una raccolta di forme, che usa il vero per i suoi scopi.

    (l’ultimo quarto mi pare solo un soprassalto di tutt’altro, chiamalo buon senso, un po’ come diceva il francesco qui sotto: “non mi conosci, non sai il mio impegno”. Poi, sì, lo ammetto: domanda cretina, risposta cretina, il post è tutto lì)

    @ caporale e anonimo: rapporto tra élite e massa: bel tema, quasi ci scrivo un post 😉

    @emma: esatto

    bg

  9. Ah, dimenticavo che vossia è un Parigino, uno che inclina all’epigrammatico, “o per dirla a modo del Vico, diventa filosofo”, come scrisse già uno che un tempo dalle parti vostre godette di una certa fortuna. Scusasse se chista paisanella semplice semplice non è in grado di arrivare a comprendere che ceci n’est pas une pipe

  10. Fai un po’ come credi, ma – a meno di voler credere ad un improbabile coincidenza terminologica – è un fatto che parlassi della riunione “autoconvocata” del 6 maggio, ore 12, all’Hotel Nazionale di Roma.

    Di cui, molto indegnamente, sono promotore. “Coda di paglia”, dunque, SI.

    E se non hai proprio nulla di meglio da fare … ti aspetto LI’.

    🙂

    Francesco

  11. francesco, non potrei. sono fuori età. troppo vecchio per i papa boys e anche per i veltron boys. 🙂

    (ma vecchio dalla nascita, eh! l’importante, l’ho sempre detto, è essere vecchi dentro)

    poi, scusa, io sapevo che i partiti avevano quelle vecchie robe democratiche tipo presentarsi individualmente, guadagnarsi dei voti, poi degli altri voti, avere delle idee, una testa un voto… quelle robe lì, le correnti, magari le oligarchie, le antioligarchie…

    Noi extraparlamentari le aborriamo, ste vecchie cose burocratiche, sai, noi siamo ruspanti, siamo per il popolo, i girotondi, i social forum, la democrazia diretta, l’assemblea (l’assemblea… brrrr)! Ste scemenze, insomma. Ma voi… che siete anche “Democratici” dai, autoconvocarsi! Non va mica bene.

    Poi scusa, un po’ di dignità: a me mi devono pregare, quelli lì! Altro che umiliarsi così

    😉

    @ caporale, tuo cugino e il mio vicino di casa finivano in gattabuia (assieme a qualche migliaio di persone, intelligenti e stupidi, colpevoli e innocenti e tutti assieme un certo aprile: avrà voluto dir qualcosa?), altri prendevano la strada per diventare direttore di rcs. Mica tutti sono ciula. (Ma proprio la persona che chi citi dimostra che la gattabuia arriva anche per le elite; l’idiozia se ti deve colpire non guarda in faccia a nessuno, anche dopo decenni)

    bg

  12. sissì, quello che ti pare. però. Mi sembra tu abbia evitato con cura (una cura che evidentemente non c’è, o, essendo ottimisti, non c’è ancora) di misurarti -e smentirti- sul fatto che poi le cose si accompagnano: è vero o no che quelli ‘i giovani appena un po’ in gamba e brillanti e interessati alla politica’ facevano poi commercio con quegli altri ‘quelli un po’ scemi, tonti e grigi’ che rimanevano e stanno nei partiti? Oh,caro mio, ma n’dove vivi se non sai le regole?

  13. solo cioccolato. dai, mio bello, ti sei paternalisticamente rivelato (e quanto tempo è passato -ma sembra no, a sentirti- dacchè dovessi, sì, proprio dovessi, usare questo termine stantio. ma il ‘paternage’ è in te, come la grazia per i non vedenti: infatti il tuo piccolo patrnage non lo vedi, magari pensi anche essere fico. (però, buono ‘sto cioccolato) io

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