la verità su cesare giulio, segretario


IL COMPLOTTO CONTRO GIULIO: FINALMENTE LE INTERCETTAZIONI


[nota del direttore] Dietro le improvvise, clamorose dimissioni dell’ormai ex segretario Cesare Giulio, segnalato attualmente in una località della costa tunisina, si stendeva, ignota ai più, una fitta trama di movimenti occulti e di relazioni interne al sottobosco del potere capitolino. È quello che possiamo dimostrare grazie alle intercettazioni giunte a questa redazione da fonti che non possiamo rivelare. Le trascrizioni non lasciano ulteriori dubbi: si è trattato di una congiura di palazzo condotta nell’ombra e senza scrupoli. Le voci di un ricatto di natura sessuale, circolate insistentemente nei giorni scorsi e di cui esisterebbero anche prove fotografiche, non vengono al momento né confermate né smentite. Intanto il senatore Cicerone, sfiorato dagli schizzi di fango di quello che promette di essere lo scandalo del millennio, è partito ieri per le isole greche a bordo del suo deltaplano Dedalus, senza rilasciare dichiarazioni. Ma ecco i testi, così come sono giunti sul nostro tavolo
.


***

Telefonata, 15 febbraio, ore 18,30. Il giornalista Gaio Cassio chiama Marco Bruto, figlio dell’attrice Servilia Cepione, nota amante del segretario Cesare Giulio.

CASSIO: Venite a vedere le corse?
BRUTO: No.
CASSIO: Ma vi prego.
BRUTO: No, non mi piace la calca: non sono mica un Marc’Antonio! Andateci voi, Cassio, non ve lo impedisco.
CASSIO: Bruto, vi sto attenzionando da qualche tempo: siete spento, non vedo più in voi quell’allegria gaia che trovavo prima.
BRUTO: Niente moine, Cassio. Se vi sembro triste è solo per, ehm, questioni personali.
CASSIO: Scusate, Bruto, devo aver interpretato male il vostro stato d’animo; però dovreste vedervi… Avete una cera!
BRUTO: Ma che avete, il videotelefono?
CASSIO: Eh, ci vorrebbe proprio un aggeggio del genere. Sapete, i migliori di Roma, tolto Giulio, pensano ai nostri tempi difficili e vorrebbero che un ggiovane stimato come voi, pieno di meriti, avesse mille occhi per vedere…
BRUTO: Parlate con lingua biforcuta, Cassio, dove volete arrivare?
CASSIO: Ora vi spiego, non voglio dire niente di voi che già non sapete.
(Si sentono rumori di fondo, grida e acclamazioni da stadio)
BRUTO: Che baccano d’inferno. Temo proprio che il popolo voglia eleggere Giulio sindaco. E sticazzi.
CASSIO: Ah sì, lo temete? Allora devo credere che non lo vorreste?
BRUTO: Non lo vorrei, Cassio, ma cosa importa? Eppure lo amavo molto…

Telefonata, 17 febbraio, ore 16,30, utenza privata del segretario Cesare Giulio. La voce dello sconosciuto è rozzamente contraffatta ma l’utilizzo di appositi software fa sorgere il sospetto che si tratti del giornalista Gaio Cassio che si tappa il naso con le dita.

GIULIO: Chi è?
SCONOSCIUTO: ehhhm… Giulio?
GIULIO: Sì, sono Giulio. Non ha parlato con la mia segretaria? Ineeeeeesss!! (…) Senta, che cosa vuole, faccia in fretta che ho da fare!
SCONOSCIUTO: Guardati dalle Idi di marzo.
GIULIO: Eh?
SCONOSCIUTO: Cioè… dalle cariatidi di palazzo.
GIULIO: …
SCONOSCIUTO: Pettegolezzo… amorazzo… il sollazzo del popolazzo. Cazzo.
GIULIO: Ma cosa sta dicendo? Chi parla? (parole incomprensibili) Cosa devo guardare? Ma chi sei? Sei uno dei soliti ciceroniani vero? Perfino sulla linea privata! Sono 20 anni che mi perseguitate! (voce disturbata, probabilmente si rivolge a qualcuno presente nell’ufficio)
GIULIO: Rintracciate la chiamata! Allora chi sei? Cosa vuoi?
SCONOSCIUTO: Guardati dalle Idi di marzo. Daje. (riattacca)
GIULIO: Sì vabbe’. Se pensate che io molli siete degli illusi! Io non mollo! Capito? Non mollo! Villani!

Telefonata, 22 febbraio, ore 17,03. Il giornalista Gaio Cassio chiama Publio Casca, sottosegretario al turismo in quota al partito del segretario Cesare Giulio. I due discutono di una recente seduta del Senato.

CASSIO: Ha detto nulla Cicerone?
CASCA: Sì, ma ha parlato in latino. Il solito passatista.
CASSIO: E che cosa ha detto?
CASCA: (linea disturbata, testo incomprensibile).
CASSIO: Ceniamo insieme stasera, Casca?
CASCA: No guarda, ho già un impegno.
CASSIO: Domani?
CASCA: Sì, se sono ancora vivo. Basta che non mi date buca e che il ristorante sia all’altezza.
CASSIO: Bene, vi aspetterò.
CASCA: Va bene.

Telefonata, 3 marzo, ore 22,30. Il sottosegretario Publio Casca chiama il giornalista Gaio Cassio.

CASSIO: Chi è?
CASCA: Un romano.
CASSIO: Ah be’, complimentoni.
CASCA: Cassio, che notte terribile!
CASSIO: Una notte piacevolissima invece.
CASCA: Io un temporale simile non l’ho mai visto.
CASSIO: Sciocchezze, io amo camminare sotto la pioggia. Tempra l’uomo e anche il soldato!
CASCA: Sarà, ma io me la faccio sotto con ‘sti fulmini.
CASSIO: Siete una pappamolla, come tutti i romani. Uno più di tutti.
CASCA: Intendete Giulio, non è vero?
CASSIO: Sia chi sia: i romani si sono rammolliti, questo buonismo li ha resi uguali a femminucce!
CASCA: A proposito, pare che domani i senatori intendano candidare Giulio alle primarie.
CASSIO: Io porterò il pugnale, allora; Cassio non sarà mai un rammollito!

Intercettazione ambientale disposta dall’autorità giudiziaria nel loft romano di Marco Bruto, 8 marzo. Risultano presenti Il giornalista Gaio Cassio, Marco Bruto, il blogger Metello, il consigliere comunale di Monza Decio.

CASSIO: Ma, Cicerone? Dobbiamo sondarlo? Penso che sarà decisamente con noi.
CASCA: Non possiamo lasciarlo fuori.
CINNA: No, certamente.
METELLO: Portiamolo dalla nostra parte. La sua fama di vecchio furbone bilancerà la nostra di giovani babbei.
BRUTO: Oh, no, non lo nominate neppure, non tocchiamo la questione; lui fa solo ciò che può dirigere personalmente.
CASSIO: Ah, allora lasciamolo fuori.
CASCA: Infatti non è adatto.
DECIO: E nessun altro sarà toccato all’infuori di Giulio?
 

Telefonata, 15 marzo, ore 17, Marco Bruto chiama Gaio Cassio. I due sono nella sala dell’Hotel Ergife dove si svolge il congresso del partito e sembrano commentare gli avvenimenti immediatamente precedenti alla nota votazione contro il segretario Cesare, cui seguiranno le sue dimissioni volontarie, motivate con gravi motivi familiari.

BRUTO: Ma che cosa ha detto xxxx? (decifrazione difficoltosa, ma pare dal resto della conversazione che si alluda a Popilio Lena. Il noto presentatore televisivo ha negato ogni addebito minacciando querele).
CASSIO: Si augura che la nostra impresa di oggi abbia successo. Il che vuol dire che ci hanno scoperto! Lo sanno pure i muri! A Roma un segreto non dura dieci minuti, porcazozza!
BRUTO: Guardate, ora sta andando verso Giulio.
CASSIO: Ci hanno scoperto, lo sento! Speriamo che Casca faccia presto. Bruto, che si fa? Se ci hanno scoperto siamo finiti. Finiamo all’opposizione! Io mi ammazzo! Faccio una scissione!
BRUTO: Cassio, state calmo; Lena non parlerà; guardate, sorride come al solito, e Giulio non cambia espressione.
CASSIO: Ecco, il diversivo di Trebonio funziona: attira Marc’Antonio in disparte. È il momento di agire! Daje!



(Liberamente tratto da: W. Shakespeare, Giulio Cesare. Si ringrazia il bardo per aver fornito i testi e Renato Pozzetto per aver indicato come rovinarli.)

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