il paese irreale


I jeans le piacciono?

«Non ho simpatia per questo genere di abbigliamento, sono un po’ stufo di vederli».

Li ha mai indossati?
«Mai, lo snobismo della rusticità è sempre sgradevole».

È importante avere una guida nella vita e io da tempo ho scelto lui: da chi altri potrei imparare il buongusto? E lo sapevo, lo sapevo che non mi sbagliavo! Anche questa volta è una nerbata che mi elettrizza, una luce che perfora la nebbia. Così alzo subito gli occhi dall’assetata lettura – l’intervista a Gillo Dorfles sul Corriere, pagine di Milano: «Perché la moda mi interessa» – e lancio un’occhiata indagatrice alla popolazione del mio vagone metropolitano delle 8,15. Della ventina di persone che riesco a vedere, almeno dieci indossano jeans, e di questi: tre peruviani, due ragazzi sdruciti che vanno a scuola (insignificanti minorenni insapore), tre scialbe impiegatine con la sportina di cartoncino al braccio – jeans attillatissimo, modello blu scuro – un giovane non ben identificato di quelli che non si capisce mai che lavoro facciano e una mamma sovrappeso che sicuramente fa l’impiegata statale, rappresentante di quelle élite che non vogliono mollare le loro rendite così deleterie per il Paese. Punto il mio sguardo sui peruviani, perché io lo so dove si annida il male. Papà, mamma e una creatura incolpevole, tutti e tre coi jeans e oltretutto il modello chiaro e un po’ largotto. Li guardo e li sto già compatendo: sono talmente persi nel loro snobismo della rusticità… Questa recita, questa spocchia così risaputa e scontata… Non lo sopporto, devo quasi distogliere lo sguardo. È proprio vero, l’autentica democrazia del gusto non è per tutti.

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