i protagonisti della politica: gianfranco fini

(La collana che ti spiega la politica italiana manco fosse una banale meccanica quantistica)


Prima le cose note: Fini punta al posto di Berlusconi da almeno 10 anni. Ma ha finalmente capito che non lo può (ab)battere: c’è rimasto scottato troppe volte. Quindi ormai punta alla successione. Come può ottenerla?

Certo non proponendosi come mero continuatore: il berlusconismo coincide con la persona di Berlusconi più che con una linea precisa da spendere nel giorno per giorno. In ogni occasione Berlusconi ha risolto i problemi gettando il suo corpo nella lotta (il che tra l’altro significa che ha: 1) carisma e abilità; 2) una visione di lungo periodo tale da consentirgli, sulle singole questioni di contenuto, conversioni anche di 360° 3) una struttura iperprofessionale di creatori di consenso alle spalle 4) tanti soldoni). Nessuno può fare il Berlusconi 2 e Fini lo sa.
Ma non può nemmeno pensare, Fini, di esercitare la leadership sul centrodestra da posizioni ex missine, per quanto oggi egemoni: il "dio patria e famiglia", se al momento pare vincente, è troppo connotato e potrebbe venire a noia domattina, a congiuntura mutata. Inoltre i liberali, così importanti per dare linfa ideologica al progetto anche se sovente ininfluenti nei fatti, al momento stanno dentro solo perché c’è "il corpo di Berlusconi" a garantirli. Un corpo diverso non farebbe lo stesso effetto.

Quindi Fini cerca una nuova sintesi.

In politica la sintesi non è una questione aritmetica ma creativa(*). Per dire: Berlusconi tiene assieme, tra partito e coalizione, liberali, libertari, neo statalisti, nostalgici dell’etica comunitaria, neofascisti, ex democristiani, teocon e razzisti. Questa ammucchiata appare a volte così improbabile che la si giudica una maionese destinata a impazzire molto presto. La sinistra lo spera da 15 anni in effetti. Un errore, perché Berlusconi in realtà "è" la sintesi vivente, pur non interessandogli un fico secco, personalmente, né lo stato etico né l’ortodossia liberista (è piuttosto noto ciò gli interessa veramente).

Fini – 1952 – sa che al momento buono avrà dei competitori già posizionati: per ora gli indiziati sono il feroce Tremonti, 1947, nella nuova versione conservatrice classica, potente ma antipatico come pochi, e Formigoni, 1947, solida e multiforme espressione di ex democristiano-ciellino-moderato-liberista-comunitario. Fini sa che può batterli entrambi in fatto di carisma. Ma ci deve provare con un’idea nuova, diversa da quelle attualmente presenti sul mercato italiano. E pensa di averla trovata in una versione di Destra repubblicana molto laica e molto "francese" – persino in certi elementi di gossip – un’idea che tiene assieme senso dello stato e dell’ordine in direzione presidenziale da una parte e apertura ai temi della modernità liberale, diritti civili e del cittadino in testa, dall’altra (temi che erroneamente vengono definiti come "di sinistra", mentre sono quasi precondizioni delle democrazie liberali, errore che fa dire a qualcuno che Fini sarebbe diventato di sinistra). Una miscela di diritti e doveri, di autorevolezza e austerità, di capacità di guida e accoglienza, di efficienza e regole.

Al momento questa miscela particolare di elementi noti pare in minoranza assoluta qui da noi, distante com’è sia dal bigottismo ultraconservatore che tratta il cittadino da infante minorato, quanto dall’ideologia dell’edonismo populista che tratta lo stato e i vincoli sociali come un mero impedimento alla ricerca del proprio utile, posizioni che costituiscono un po’ l’alfa e l’omega dell’Italia che plaude al "nuovo miracolo italiano" e che Berlusconi tiene assieme, come detto, con la sua stessa persona.
Tuttavia, quando il centrodestra sarà politicamente orfano del Cavaliere, stimato che non si può averne una copia e che i singoli elementi della miscela da soli sono improponibili per vincere le elezioni, la relativa originalità della sintesi di Fini potrebbe tornare più utile delle soluzioni prêt-à-porter dei sui competitori.

Sempre che questo momento arrivi in tempi brevi. Perché se si tardasse troppo, o se quella sintesi si rivelasse poco efficiente, altri che per ora stanno sulla riva del fiume potrebbero trovarsi in mano una scommessa vinta e intere legioni nemiche in rotta pronte a cambiare esercito. Questi altri sono uno: Casini. Non è certo un caso che Fini appoggi esplicitamente il referendum elettorale che spingerebbe il sistema in direzione bipartitica, soffocando il disegno centrista nella culla, anche a costo di inimicarsi definitivamente la Lega – la forza forse più aliena alla sintesi finiana – che ugualmente ne uscirebbe ridimensionata. Due piccioni con una fava, no?



nota

* Quando la Serracchiani nel suo famoso intervento lamentava l’assenza di una leadership di sintesi nel centrosinistra, probabilmente intendeva appunto lamentare l’assenza di una "visione", di un progetto di lungo corso che renda chiaro momento per momento quale opzione scegliere e quale scartare tra quelle che la quotidianità propone. La "sintesi" non è fare la media, perché tra certe cose non esiste alcuna possibilità di fare media. Non c’è sintesi tra Binetti e Bonino. L’errore di Veltroni non è stato allora tanto l’assenza di professionismo (che ovviamente è fondamentale ma non sufficiente, do you remember governoprodi?), ma la vuotezza declamatoria del progetto iniziale: un interclassismo sentimentale iperinculsivo, una sorta di notte delle vacce a pois in cui tutti i conflitti si compongono senza nemmeno alzare la voce. Al dunque, quel progetto non forniva elementi concreti per preferire Binetti a Bonino, leggerezza a organizzazione, neoconsociativismo a flexurity anzi, facendo coincidere la prassi di partito con l’obiettivo finale (l’armonia sociale), pretendeva di affermare contemporanemente due posizioni opposte cercando la sintesi "a metà". Una metà che, appunto, non esiste.


1. continua (?)

7 thoughts on “i protagonisti della politica: gianfranco fini

  1. http://ulivo

    [..] i protagonisti della politica: gianfranco fini Prima le cose note: Fini punta al posto di Berlusconi da almeno 10 anni. Ma ha finalmente capito che non lo può (ab)battere: c’è rimasto scottato troppe volte. Quindi ormai punta all [..]

  2. niente male tutto giusto, anche se casini – oggi – punta per il 51% alla leadership del PD (verso un futuro bipartitico) e per il 49% a quella del PDL. Puntata 2: Vendola?

  3. vendola??

    vendola????

    vendola…

    non sono sicuro che vendola esista, è quello che mi blocca

    (su casini: naaaaa. il sogno di casini non è bipartitico, è di due lettere, e la prima è una d)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.