no lego

«Capire questo libro significa comprendere l’Occidente, la Grecia, noi stessi, l’arte moderna, il nostro futuro (e un fracco di altre cose che ora non ricordo bene)».
Pietro Citrati, critico e scrittore

«Gli esperti del mio ministero hanno contato, nel testo presente, più di 47 riferimenti a opere coperte da diritti d’autore o altre leggi affini e similari. Io ho posto un problema politico. Questo è un attacco a tutto spiano alla legalità e noi reagiremo in tutte le sedi opportune e anche oltre».
Antonio di Dietro, ministro

«Anch’io ho fatto pubblicità a questo libro, involontariamente. Ho riso sulla metropolitana tenendolo in mano (è così leggero)».
Monica Pellucci, attrice

«Piccoli testi di ottimo gusto, una penna squisita, si legge avidamente».
Suor Germania, cuoca, religiosa

«Un destino essere entrato nel buio prima della sua venuta. Spero giunga anche qui tra l’alte nebulose».
Eugenio Nontale, poeta

«Quei personaggi… quelle scelte stilistiche… quella disposizione… quelle atmosfere… quell’umorismo…».
Emma Bovàri, signora

(È la disintermediazione, bellezza. Occorre fare tutto da sé)

12 thoughts on “no lego

  1. Dopo il citofono, si passa alla vendita diretta davanti a Feltrinelli. M’offro volontaria.

    (Sconto del 5 % a chi conosce a memoria Mamma Roma: Addio! di Remo Remotti).

    isntitapity

  2. nel caso serva un ripasso:

    “MAMMA ROMA: ADDIO!

    A Roma salutavo gli amici.

    Dove vai? Vado in Perù. Ma che sei matto?

    Me ne andavo da quella Roma puttanona, borghese, fascistoide, da quella Roma del “volemose bene e annamo avanti”, da quella Roma delle pizzerie, delle latterie, dei “Sali e Tabacchi”, degli “Erbaggi e Frutta”, quella Roma dei castagnacci, dei maritozzi con la panna, senza panna, dei mostaccioli e caramelle, dei supplì, dei lupini, delle mosciarelle…

    Me ne andavo da quella Roma dei pizzicaroli, dei portieri, dei casini, delle approssimazioni, degli imbrogli, degli appuntamenti ai quali non si arriva mai puntuali, dei pagamenti che non vengono effettuati, quella Roma degli uffici postali e dell’anagrafe, quella Roma dei funzionari dei ministeri, degli impiegati, dei bancari, quella Roma dove le domande erano sempre già chiuse, dove ci voleva una raccomandazione…

    Me ne andavo da quella Roma dei pisciatoi, dei vespasiani, delle fontanelle, degli ex-voto, della Circolare Destra, della Circolare Sinistra, del Vaticano, delle mille chiese, delle cattedrali fuori le mura, dentro le mura, quella Roma delle suore, dei frati, dei preti, dei gatti…

    Me ne andavo da quella Roma degli attici con la vista, la Roma di piazza Bologna, dei Parioli, di via Veneto, di via Gregoriana, quella dannunziana, quella barocca, quella eterna, quella imperiale, quella vecchia, quella stravecchia, quella turistica, quella di giorno, quella di notte, quella dell’orchestrina a piazza Esedra, la Roma fascista di Piacentini…

    Me ne andavo da quella Roma che ci invidiano tutti, la Roma caput mundi, del Colosseo, dei Fori Imperiali, di Piazza Venezia, dell’Altare della Patria, dell’Università di Roma, quella Roma sempre con il sole – estate e inverno – quella Roma che è meglio di Milano…

    Me ne andavo da quella Roma dove la gente pisciava per le strade, quella Roma fetente, impiegatizia, dei mezzi litri, della coda alla vaccinara, quella Roma dei ricchi bottegai: quella Roma dei Gucci, dei Ianetti, dei Ventrella, dei Bulgari, dei Schostal, delle Sorelle Adamoli, di Carmignani, di Avenia, quella Roma dove non c’è lavoro, dove non c’è una lira, quella Roma del “core de Roma”…

    Me ne andavo da quella Roma del Monte di Pietà, della Banca Commerciale Italiana, di Campo de’ Fiori, di piazza Navona, di piazza Farnese, quella Roma dei “che c’hai una sigaretta?”, “imprestami cento lire”, quella Roma del Coni, del Concorso Ippico, quella Roma del Foro che portava e porta ancora il nome di Mussolini, Me ne andavo da quella Roma di merda! Mamma Roma: Addio! ”

    anche multimediale:

    http://www.06blog.it/post/950/la-roma-di-remo-remotti

  3. ma pensi all’opportunità offerta dai videocitofoni

    Uno sguardo maliardo val più di dieci recensioni (forse di nove, d’accordo)

    E’ eye marketing, bellezza

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