carlo galli, perché ancora destra e sinistra?

Avrebbe bisogno di una vigorosa revisione stilistica perché è scritto come un documento del governo Prodi, però è un saggio intelligente. Le categorie di destra e sinistra nascono con la modernità, ma non sono univoche né chiare, anzi, sono un coacervo di problemi. Galli esordisce citando la consueta litania anni ’80’: “si tratta di categorie anacronistiche”, e si mette poi a verificarla. Passa in rassegna rapidamente tutti gli sviluppi e le figure possibili gettando il lettore nello sconforto più totale: magari il problema fosse la loro estinzione! La faccenda è più grave: fin dall’inizio e nei successivi duecento anni, compaiano destre e sinistre di ogni tipo e soprattutto appare impossibile trovare un elemento costante per distinguerle. Poi torna indietro e mostra invece il filo interpretativo che permette di comprendere, anche retrospettivamente, la loro differenza, e questo filo – che vi scoprite da soli se volete – ha che fare proprio con l’esordio della modernità e con la sua dialettica interna, con la sua profonda ambiguità. Avrebbe potuto essere un libro ancora migliore se, oltre a essere scritto in modo più civile, Galli non tradisse spesso le sue simpatie per una delle due parti. Certi saggi andrebbero scritti simulando un’imperturbabilità assoluta, una calma olimpica. Non per fare i neutrali, ma per far sì che la propria ragione appaia dalle cose, non dai gesti. Ma non si può avere tutto.

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