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Pat Hobby. Disavventure di uno sceneggiatore a Hollywood
di Francis Scott Fitzgerald
Uno Scott Fitzgerald minore, ma divertente. Raccolti in volume, i brevi racconti che lo scrittore, ormai alcolizzato, vendeva alla rivista Esquire per sbarcare il lunario. Vi si racconta le avventure di Pat Hobby, sgangheratissimo sceneggiatore, sulla cresta dell’onda per un secondo durante il periodo del cinema muto e poi precipitato nell’oblio, che si arrabatta con lavoretti di scrittura dentro e fuori gli studios della Hollywood degli anni ’40. Fitzgerald stesso fu sceneggiatore in quegli studios, con scarsissima fortuna, tanto che si ritiene almeno in parte autobiografici questi sketch umoristici, tutti piacevolmente giocati sulla tecnica del colpo di scena comico e nei quali il talento dell’autore si sente e non si sente.

 

La vita è un’altra storia. Racconti scelti
di John Barth
“Perso nella casa stregata” è monumentale, “Avanti con la storia” è di una bellezza rara, molti altri racconti sono eccellenti. Peccato per la scelta degli ultimi tre, davvero troppo simili, che suscita un po’ di perplessità. Forse era preferibile privilegiare le prime raccolte invece che cercare di fare un’antologia completa. Ad ogni modo il livello è altissimo.

 

Fuoco fatuo
di Pierre Drieu la Rochelle
Le 100 fulminanti pagine che Houllebecq non arriverà mai a scrivere, nemmeno vincendo all’enalotto degli scrittori. Una volta lette, puoi tranquillamente fare a meno della pomposa opera omnia dell’altro. Basterebbe questo.

 

 
Casa d’altri e altri racconti
di Silvio D’Arzo
Il racconto che dà il titolo alla raccolta merita, ma anche quello dei due anziani coniugi non scherza. Nella mia abissale ignoranza non sapevo nemmeno fosse esistito. Fatto sta che D’Arzo, morto a trent’anni dopo aver pubblicato pochissimo, aveva di certo un gran talento.

 

 
E adesso, pover’uomo?
di Hans Fallada
I presupposti dell’avvento del nazismo nella vicenda di due sposini alle prese con la Grande Crisi. Come nell’illusione dell’anatra-lepre, l’implicazione reciproca di ferocia e dolcezza. Romanzo politico, uno dei manifesti della Nuova Oggettività. Scritto con tecniche neorealistiche (la narrazione al presente, una caratterizzazione dei personaggi in chiave sociale, la resa dei rapporti di potere nelle piccole relazioni quotidiane, uno sguardo tendenzialmente partecipe e dolente) pare tuttavia risentire – secondo me – anche di una certa aria brechtiana che limita la nota tendenza del neorealismo al sentimentalismo e al melodramma. Non si parla di capolavoro letterario, ma di interessante micro-fisica delle basi sociali dell’autoritarismo.

 

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