mago zurlì, o il male

G. Neri confronta il vincitore dell’ultima edizione dello Zecchino d’Oro con il suo omologo olandese, in cui si canticchia di un bimbo adottato da una coppia gay.

Titolo della canzone italiana: Wolfango Amedeo. Esempio di testo:
«A Salisburgo antica città / C’era una mamma e c’era un papà / Ebbero un bimbo che strano il suo pianto / Più che un lamento sembrava un bel canto!»

Titolo della canzone olandese: Due padri. Esempio di testo:
«Viviamo in un attico / pieno di cose belle / Viviamo lì tranquilli tutti e tre insieme / Bas lavora per il giornale / E Diederick è un assistente di laboratorio / Mi hanno adottato quando avevo un anno».

Difficile dire se il confronto verta sulle diverse retoriche, sul fatto che il contenuto debba (debba??) essere più o meno realistico, o sulla politically correctness.

Marco comunque si chiede:
«Ma davvero un mondo in cui allo Zecchino d’Oro i bambini cantassero di padri gay sarebbe migliore di un mondo in cui si canta di Popof o di Wolfango Amedeo? Ma davvero piegare i bambini a un’ideologia (qualunque ideologia) è sintomo di modernità?».

Insomma, lasciateci la Peppina, dice Marco.

Non so dire se il mondo sarebbe migliore nel caso proposto da Marco; probabilmente, senza farla tragica, ciò che ci appare opportuno o meno è per lo più questione di assuefazione, di costume, non di opportunità in senso proprio.

So invece bene cosa ne pensavo io, dello Zecchino d’Oro. È probabile che il mio caso non sia rappresentativo, può darsi che un bambino che da piccolo si appassiona ai peanuts e alla collana di guerra supereroica, ma che viene colto da torpore di fronte a tex, superman, diabolik e compagnia, sia un po’ subnormale.
Ad ogni modo: io lo odiavo lo Zecchino d’Oro, lo odiavo più a otto anni di quanto non faccia adesso. Lo odiavo probabilmente (questa è la spiegazione che mi do ora, ovviamente, allora non c’erano spiegazioni, solo il dovere di recitare un’infanzia appiccicaticcia e il fastidio per quel dovere) perché era una roba umiliante, fatta da adulti che pretendevano di trattarmi da deficiente decerebrato solo perché ero più corto di loro.

Gli adulti hanno notoriamente la tendenza a inventarsi bambini inesistenti, appassionati al pensiero mitico, alla fantasia e alle filastrocche, tutte cose che magari piacciono agli adulti, costituzionalmente nostalgici e rincoglioniti, ma che i bambini, in quanto vi sono immersi senza per questo saperle maneggiare, subiscono come un limite, una jattura, il marchio della propria minorità, del proprio esser subordinati e a cui sperano di sfuggire al più presto deprecando la propria sudditanza al potere ipnotico delle storie, un potere che non comprendono (e in qualche caso non comprenderanno mai…), in cerca di una bramata "realtà". Per restare al problema: manifestano questa tendenza, gli adulti, sia quando inoculano agli indifesi bambini il repertorio delle peppine saldate per l’eternità alla caffettiera, credendo che questo li diverta, sia quando pensano di dover instillare loro qualche buon sentimento, qualche valore, qualche sol dell’avvenire.
In realtà il massimo dell’odio per me a quel tempo erano le favole di Rodari; quel misto di progressismo buonista e mito dell’infante, cuciti insieme da un surrealismo fasullo e magico, quelle filastrocche presunte bizzarre, quelle storielle incongrue i cui nessi retorici restano per principio totalmente oscuri a qualsiasi bambino sano di mente. Ed era così comico e disperante che l’adulto dovesse spiegare al bambino il significato di certi passaggi demenziali, stupendosi che l’infante suddetto, così "fantasioso" per natura, non ci capisse un’acca. A nessuno sorgeva il sospetto che il bambino cerca spiegazioni credibili a problemi reali e soverchianti, non favolette idiote su braccia distratte che si staccano e passeggiano per conto loro.
Come se io poi non potessi avere le mie idee, ben più "progressiste" di quelle, senza un cretino che cercava di farmi fesso a suon di rime e torte in cielo.

Livingston

18 thoughts on “mago zurlì, o il male

  1. A proposito di Supereroi, era quella collana con storie della seconda guerra mondiale? Se sono quelle non erano disegnate con cura, ma avevano un fascino straordinario su di me, ne ricordo ancora una con un soldato inglese, o americano, lasciato in terra nemica da un sommergibile e aveva un mitra, un maglione girocollo e si rifugiava in una caverna e poi non ricordo ma smitragliava fino a esaurimento munizioni (situazione assai fequente)

  2. Carissimo, mi sembra tu abbia centrato il sottotesto del mio post. In generale, pensa un po’, condivido anche il giudizio sullo Zecchino d’oro (con qualche eccezione, per esempio la Peppina). Però, appunto: domendavo se un mondo in cui GLI ADULTI pensino che ai bambini piaccia e faccia bene cantare di matrimoni omosessuali sia meglio di un mondo in cui GLI ADULTI pensino che ai bambini piaccia e faccia bene cantare di Peppina e affini. Il problema non è dei bambini, insomma.

  3. A me Rodari piaceva da bambina. Ho imparato da lui l’importanza degli accenti.

    C’è da dire che io da piccola mi allenavo a svenire perché pensavo fosse importante saperlo fare in caso di necessità, quindi neanch’io credo di essere un caso rappresentativo.

  4. marco, se il problema è cosa gli adulti pensano che faccia bene ai bambini tra le due versioni di zecchino d’oro, direi che i due mondi da te messi a confronto si equivalgono perfettamente, e sono entrambi piuttosto asfittici (infatti il problema non è il contenuto della pretesa genitoriale, ma la pretesa stessa).

    i bambini poi, in situazioni normali e in genere, cantano le canzoni che sentono alla radio, cioè le canzoni degli adulti. e in queste direi che si parla di qualsiasi cosa (persino in quelle italiane, sovente così pudibonde).

    dato che io sono per incarcerare seduta stante il moige e e sue pretese pedagogiche intorno a ciò che passa sui media, il problema iniziale imo non si pone nemmeno

    🙂

  5. Ma devi essere sempre così pomposamente snob? La cazzata che “il bambino cerca spiegazioni credibili a problemi reali e soverchianti” dove l’hai pescata? Credibili secondo quale metro? Il tuo?

  6. Io ricordo che da bambino cercavo anche questo. Non c’era risposta che mi facesse più incazzare di un “perché sì” o un “perché no”. Anche se Rodari lo lascerei stare, nell’infanzia un po’ di buonismo insensato fa bene, perché anch’esso è un dono dell’esistenza. Quanto ai commentatori che iniziano le domande coi “Ma”, sono una croce che portiamo un po’ tutti.

  7. anonimo (si fa per dire) #9: pomposamente snob mi sembra una buona sintesi

    “dove l’hai pescata? Credibili secondo quale metro? Il tuo?”

    il metro del bambino, zuccone.

    Provo ad esprimermi in italiano semplice: il bambino non sa nulla di ciò che lo circonda e cerca spiegazioni a ciò che lo spaventa e spesso lo sovrasta. Tendenzialmente le storie che gli raccontiamo servono a questo: danno al bambino un mondo, un complesso di riferimenti emotivi. Questo è ciò di cui ha bisogno, e forse di cui avrà bisogno sempre, anche da adulto. Secondo autorevoli critici infatti le strutture delle storie per bambini (la fiabe) non differiscono granché dalle strutture di quelle per adulti e rispondono alle stesse esigenze di senso, cioè: non sono affatto “storie per bambini” ma solo storie, con un linguaggio adatto ai bambini. Quindi forse dire che le storie “servono” è improprio, dato che ci nasciamo dentro e non ci usciamo mai del tutto.

    Ciò però di cui invece il bambino non ha proprio bisogno sono storie fasulle che non rispondono a nessuna esigenza di senso se non alle ideologie che gli adulti si fanno dei bambini (ad esempio “ricettacolo di bontà” – storielle edificanti e buoniste – o “ricettacolo di fantasia” – il surrealismo sciroccato delle filastrocche rodariane). Non dubito che esista anche un uso “ludico” della filastrocca, ma in un post non è che si possa parlare di tutto.

  8. adulti che pretendevano di trattarmi da deficiente decerebrato solo perché ero più corto di loro.

    Fantastica! anche io odiavo Rodari, però allo Zecchino d’oro mi hanno persino portato a fare le selezioni… brr se ci ripenso!

  9. Supereroica e Linus e Eureka.

    Ci aggiungerei i telefilm della serie UFO…bei tempi

    Pensa ai pargoli che crscono adesso circondati dall’ubiquitario Winnie the Pooh.

    Quando saranno grandi, il primo politico che assomiglierà vagamente all’orsetto diventerà padrone del mondo.

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