come ritrovarci: istruzioni

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Dovresti restringere lo sguardo agli oggetti minuti
all’individuale scartando il generale
proprio a questo labbro singolare, allo spazio
tra le ciglia, fare fuoco
su questa scanalatura nella maniglia
non sulla pietraia ma sulla limatura che resta
sul palmo della mano dall’unico sasso caduto
lontano, scalare ordini di grandezza
nell’acceleratore dello sguardo
fino alla vetta puntuta, allo spazio
tra le particelle, al filo
rotto che sporge dal tessuto
il solo maneggiabile il solo ancora muto
(oppure alzi lo sguardo all’astratto, al siderale?)
in ogni caso fuggi dalla mia taglia
qui nella mia misura
non conosce tregua l’incontro
tra il pro e il contro
il resoconto di una natura
infame sempre indecisa
tra l’idiozia e l’abiura.


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Puoi rintracciarmi da un inventario di gesti ritornanti
prevedere il prossimo incontro orbitale in base a proiezioni
e calcoli e con quelli ricostruirmi pezzo a pezzo
mentre cadiamo verso l’atteso rendez-vous:
la limonata frizzante da un euro e cinquanta nella mano
rotolata dal flipper-distributore
mentre cammino nella calca della stazione, ore 18,35
l’ombra immaginaria come di corpo svaporato a hiroshima
stampata sul penultimo palo della banchina, ore 7.40
il terzo solitario tavolo da destra su cui posato troverai
il giornale di oggi, in sosta, ore 13,10
e una brioche, una al giorno, che aspetta nel vassoio dietro la vetrina
lì dentro i suoni arrivano ovattati anche stamattina (ore 8.35)
e se contassi
tutte le torve sorelle che aspettano, una al giorno, sapresti
in quale giorno non dovrai più aspettarmi al varco.

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