– definire un profilo politico e identitario forte e autonomo, nettamente distinto da quello dei suoi avversari;
– costruire un sistema di alleanze omogenee;
– sperare nella disgregazione politica degli avversari al governo e cercare eventualmente di costruire, attraverso la propria offerta politica e alla luce del sole, dei motivi per favorirla. Più o meno quello che ha fatto il PDL quando era all’opposzione, no? Era alleato con la Lega sapendo di non poter vincere da solo e ha cercato altre alleanze al Sud, ha costruito nel tempo un profilo identitario forte (una sorta di neo-comunitarismo conservatore condito in salsa berlusconiana) e ha brigato per mostrare ai centristi dell’Unione che la loro scelta a favore della sinistra era stata avventata. Per Panebianco, autorevole e ascoltato notista politico del Corriere, l’attuale a dir poco pallidissima immagine del PD deriva invece dal fatto che:
– spera nella disgregazione dell’avversario previa fine politica della persona di Berlusconi (accusa che semmai andrebbe rivolta a Casini e magari a Fini, oltre che al partito-Repubblica: che il PD abbia mosso un dito per disgregare politicamente il centrodestra è tutto da dimostrare e aggiungerei purtroppo);
– cerca alleati invece che insistere sulla propria vocazione maggioritaria (!), che dev’essere una formula magica che se la pronunci ti procura il 51% con la sola imposizione delle mani;
– su punti importanti di identità politica, come ad esempio l’immigrazione, il PD non la pensa esattamente come il governo, ma al contrario palesa l’incomprensibile velleità di essere contrario al reato di immigrazione clandestina e di non ritenere che i respingimenti siano una bellissima cosa (posizioni terzomondiste, secondo Panebianco, che cita a sostegno lo Zapatero muscolare, fidando sulla forza del noto argomento "se uno fa una cazzata perché non dovrei farla anch’io?") Ma lo fanno il test del palloncino in redazione del Corriere, prima di distribuire fogli e pennarelli?